Mario Giordano: “Sulle cose che non funzionano in questo Paese, mai girare la testa dall’altra parte ma combatterle”.
«Sono un inguaribile ottimista e non mi voglio rassegnare di fronte alle cose che in questo Paese non funzionano. Dobbiamo avere la forza di farci venire il mal di fegato e di non girare la testa dall’altra parte. Se lo facessimo, diventeremmo anche noi delle maledette iene». Questo il pensiero espresso con la consueta grinta da Mario Giordano, giornalista, saggista, autore e conduttore televisivo (della fortunata trasmissione Fuori dal coro), ospite d’eccezione dei Liberali Piacentini al PalabancaEventi di via Mazzini dove – in una Sala Corrado Sforza Fogliani gremita – ha presentato la sua ultima fatica editoriale “Maledette Iene” (Rizzoli), in dialogo con il presidente dell’Associazione di via Cittadella Antonino Coppolino.
Un libro ben documentato che denuncia la ricchezza ingiusta, quella accumulata sulle spalle di chi ha bisogno, sottraendo a chi soffre l’essenziale per vivere. La ricchezza immorale, illecita, illegale, quella che nasce da furto, frode, inganno, in modo spregiudicato e criminale. C’è chi truffa, chi depreda la sanità, chi mette a rischio la vita altrui, chi abbindola i pensionati e chi froda il fisco. Sono le “maledette iene” che svuotano le tasche dei più deboli. Quindi non un testo sociologico contro la ricchezza (che, ha sottolineato l’autore, non ha nulla di negativo se è lecita e onesta).
Il giornalista piemontese ha esordito con un omaggio all’avv. Sforza: «E’ la prima volta che torno qui e che lui non c’è. Confesso che provo una strana sensazione» (e dal pubblico è partito un applauso spontaneo dedicato al compianto leader liberale). Giordano ha quindi accennato al rapporto con la madre, a cui il libro è dedicato: «A 86 anni compiuti dedica ancora le sue giornate ad aiutare chi ha bisogno.
Vive a Canelli e ogni tanto il supermercato del paese la chiama per segnalare che ci sono prodotti in scadenza: allora si mette al volante (alla sua età guida ancora l’auto) e va a caricare quel bendiddio che altrimenti andrebbe sprecato e, con l’aiuto delle sue amiche, lo porta a chi ne ha bisogno. Ecco, so che dopo che avrà letto questo libro mi ripeterà, come fa sempre, che le ho fatto venire il mal di fegato. Ma allora perché scrivo libri di questo tipo? Perché altrimenti mi sentirei un vigliacco nei confronti di mia madre, che mi ha insegnato che se c’è qualcosa che non va, non bisogna girare la testa dall’altra parte. Bisogna affrontarla. Cercare di cambiare le iene o, per lo meno, evitare che le iene cambino noi».
«Vorrei – ha aggiunto – che i miei libri e le mie trasmissioni servissero ad evitare di mandare il nostro cervello all’ammasso e aiutassero le persone a pensare con la propria testa. Ricordo sempre una frase di mio papà, che non c’è più, che diceva: “Ma ce la stanno ‘contando’ giusta?”. Domandiamocelo spesso anche noi.
Ecco, mi piacerebbe che il libro che presentiamo stasera sia anche, per chi lo legge, un manuale di autodifesa contro le truffe, il reato che in questo lungo periodo di crisi economica è cresciuto di più». L’autore di Maledette iene ha quindi citato alcuni casi raccontati nella pubblicazione. Come il mago dei computer di Treviso che è sparito a Dubai con 300 milioni dei risparmiatori a cui aveva fatto acquistare bitcoin.
Un cenno anche alle “iene dell’evasione”, ai grandi evasori Google, Facebook, Amazon, «giganti che calpestano, che hanno in mano i nostri dati, che dominano la nostra vita e il nostro pensiero cercando di uniformarlo», ha denunciato Giordano. Per non parlare dello chef che gestisce una cooperativa che procura agli ospedali i cosiddetti “medici a gettone” («spesso inadeguati») e che ha fatto lievitare il suo fatturato da 50mila a 1 milione di euro.
«Lo Stato – ha concluso il direttore Giordano, più volte interrotto da applausi di approvazione da parte dei presenti – deve essere minimo, non invadere campi che non gli competono, ma nel suo minimo deve farsi rispettare garantendo la legalità».
Agli intervenuti è stata riservata copia del volume. L’autore, al termine del partecipato incontro, si è volentieri prestato al rito del firma-copia e a posare per foto ricordo.
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