Politica

Elezioni, il manifesto di Confcommercio: “Quale Europa vogliamo”

Elezioni, il manifesto di Confcommercio. “Le elezioni Europee del 26 maggio prossimo rappresentano un momento importante per le nostre imprese. Speriamo che il prossimo Parlamento Europeo riesca a realizzare le politiche necessarie per rafforzare la fiducia nel processo europeo”. Così interviene così Raffaele Chiappa Presidente di Confcommercio Piacenza.

Il terziario

“In Europa il 76% delle imprese opera nel terziario di mercato; Confcommercio rappresenta una delle organizzazioni numericamente più rappresentative a livello europeo; ed è l’unica che associa in un solo sistema imprese di differenti settori economici. Commercio di vicinato e distribuzione organizzata, turismo e ristorazione, trasporti e logistica, servizi alla persona e alle imprese, professioni e imprese culturali. Tutti questi terreni di lavoro ci permettono di conoscere i problemi e le richieste del diffuso sistema imprenditoriale italiano” continua Chiappa.

Le valutazioni di Confcommercio

In vista di questo appuntamento il Presidente Chiappa riprende le valutazioni condivise da Confcommercio. Valutazioni che offrono una serie di considerazioni sui maggiori temi in discussione; e indicano alcuni obiettivi politici generali e di settore per un’Unione europea più vicina a cittadini e imprese.

“Il nuovo Parlamento europeo dovrà infatti affrontare questioni complesse, che condizionano pesantemente la vita quotidiana dei cittadini e delle imprese. L’Europa, infatti, ha realizzato uno straordinario spazio di libertà e di pace tra i popoli, ed un grande e libero mercato per le imprese. Ma non ha trovato le misure adeguate per affrontare la crisi economica. Ed è cresciuta nell’opinione pubblica una valutazione negativa sul lavoro delle istituzioni europee con una diffusa sensazione di astrattezza e complessità.

L’Europa ha bisogno di cambiamenti profondi

L’Europa ha dunque bisogno di cambiamenti profondi. Perché questo riconoscimento non resti tuttavia opinione tanto diffusa, quanto inefficace, occorre un approccio schiettamente “eurorealista”: né euroscettico, dunque, né astrattamente federalista. Alla elaborazione di questo approccio, Confcommercio-Imprese per l’Italia prova a dare un contributo, segnalando alcune sfide ed alcune risposte politiche prioritarie.

Sfide e risposte di tipo istituzionale

Sfide e risposte di tipo istituzionale; perché il miglioramento del processo decisionale europeo non può non affrontare i nodi della valorizzazione tanto del metodo di voto a maggioranza qualificata da parte del Consiglio, quanto dell’iniziativa legislativa di competenza del Parlamento europeo. Ma, al contempo, un’Unione che sappia decidere ed esercitare politiche “alte” (da una politica comune per i flussi migratori agli investimenti in formazione ed infrastrutture sociali) dovrà impegnarsi per una compiuta declinazione del principio di sussidiarietà da parte dei diversi livelli di governo e nel rapporto con le parti sociali.

Sfide e risposte di tipo economico

Sfide e risposte di tipo economico; perché l’obiettivo del Trattato europeo è di far dell’economia europea “un’economia sociale di mercato fortemente competitiva, che mira alla piena occupazione ed al progresso sociale”. La sfida richiede tanto compiutezza d’integrazione economica (e non solo monetaria) a partire dall’integrazione fiscale e finanziaria, quanto impulso alle riforme strutturali ed alla domanda aggregata dell’eurozona. Tre proposte, allora, nella direzione dell’integrazione che serve.

Le proposte

La prima è l’esclusione degli investimenti pubblici cofinanziati dai fondi europei dal computo del deficit rilevante ai fini dei patti di finanza pubblica europea. Se ne gioverebbe, infatti, la capacità complessiva dell’Europa di investire sul suo futuro: a partire dalle reti infrastrutturali e dagli investimenti in innovazione e capitale umano. Ma anche in riferimento ai temi dell’agenda urbana ed ai processi di rigenerazione urbana come parte integrante di un modello di crescita europeo più sostenibile: ambientalmente, economicamente e socialmente.

La seconda proposta è il completamento dell’Unione bancaria, attraverso il pilastro dello schema unificato di garanzia dei depositi, agevolando così la circolazione dei capitali ed attenuando squilibri di credito e di investimenti.

La terza proposta è la messa in campo di un’efficace web tax europea. Perché la competitività europea sul digitale va perseguita, ma un’equa tassazione delle multinazionali del web è davvero una regola di base per il corretto funzionamento dei mercati dei prodotti e dei servizi e per il giusto finanziamento dello stesso bilancio europeo.

Sono proposte che, con realismo e determinazione, guardano al futuro: dei giovani, anzitutto, che considerano l’Europa come la dimensione naturale della loro cittadinanza. Perché i ragazzi dell’euro, nati a cavallo del nuovo millennio, valgono più di quello che dell’Europa non funziona. Questi ragazzi sono il valore aggiunto dell’Europa. Ed è nostra la responsabilità di rendere sempre più grande il loro orizzonte e sempre più forte il loro futuro.”

“Quale Europa vogliamo, per quale Europa lavoriamo”

“Quale Europa vogliamo, per quale Europa lavoriamo”. E’ questo il titolo del manifesto condiviso da Confcommercio per costruire un’Europa più vicina ai cittadini ed alle imprese. Confcommercio chiede al Parlamento Europeo:

  1. la regolamentazione delle imprese del commercio e del turismo spetti agli stati e alle istituzioni locali, più vicine a cittadini e imprese, per equilibrare i principi di concorrenza con la necessità di tutelare le imprese storiche e di territorio.
  2. si riveda la direttiva servizi, conosciuta come Bolkestein, per salvaguardare gli investimenti delle imprese in concessione e tutelare la tipicità dell’offerta turistica sulle coste italiane. Che vi siano regole europee di riconoscimento del “made in” a difesa dei prodotti non alimentari e dei consumatori.
  3. gli investimenti pubblici strategici (infrastrutture e interventi post-terremoto, energia, ricerca e formazione) siano tolti dal calcolo deficit/pil del bilancio degli Stati, permettendo di trovare nuove risorse per le opere di cui l’Italia ha bisogno.
  4. siano più accessibili alle piccole imprese i diversi fondi europei per l’innovazione e lo sviluppo, con più bassi parametri d’investimento e minori adempimenti burocratici.
  5. si investa nella formazione e nelle infrastrutture sociali, per far crescere occupazione e competitività delle imprese.
  6. Che si approvi una web tax per i servizi digitali delle grandi piattaforme, e si vigili sulla loro trasparenza nella gestione dei dati e nei rapporti con le piccole imprese. Che si armonizzino i regimi fiscali sulle società, perché gli utili d’impresa siano egualmente trattati negli Stati europei.
  7. almeno il 10% dei fondi di coesione europei siano destinati alle città, per riqualificare le periferie e potenziare i servizi, migliorando l’ambiente in cui operano le imprese.
  8. vi sia uno spazio unico europeo dei trasporti e si contrasti la concorrenza sleale tra le imprese degli Stati europei.
  9. si realizzi un meccanismo europeo di garanzia dei depositi bancari, per permettere alle banche di offrire maggiore credito alle imprese.
  10. Che vi sia una politica comune per i flussi migratori, a partire dalla revisione del regolamento di Dublino.

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