Riceviamo e pubblichiamo la nota del sindacato SI Cobas. Una nota che arriva dopo la nota emessa dalla Questura di Piacenza: un comunicato in cui la polizia illustra le motivazioni delle denunce e dei provvedimenti emessi in seguito alla manifestazione dell’11 ottobre.
La nota dei Si Cobas
Il S.I.Cobas ritiene molto gravi le dichiarazioni rilasciate dalla questura di Piacenza agli organi di stampa nei giorni scorsi, all’indomani del grande sciopero che ha visto interessato il magazzino Amazon di Castel San Giovanni. Lo sciopero, che ricordiamo essere un diritto costituzionalmente garantito, era annunciato da oltre un mese e sono stati informate tutte i ministri interessati ivi compreso il presidente del consiglio Mario Draghi, l’oggetto della proclamazione era la seguente: “proclamazione sciopero generale dei settori privati e pubblici su tutto il territorio nazionale per l’intera giornata”.
Il S.I.Cobas contesta a nome di tutti i lavoratori che hanno aderito allo sciopero generale indetto da tutti i sindacati di base l’atteggiamento della questura di Piacenza, con riferimento agli ultimi comunicati stampa da loro emanati, volti unicamente alla tutela del regime-Amazon tramite intimidazione dei lavoratori che alzano la testa contro condizioni di lavoro intollerabili. Minacciare denunce, fogli di via e altre misure risulta essere solo un atto di prostrazione ad Amazon, in spregio alle sacrosante rivendicazioni operaie. Queste veline ignorano infatti del tutto la piattaforma rivendicativa inviata, che condanna Amazon per la non applicazione del contratto di lavoro adeguato alle attività di magazzino e il problema del precariato cronico che esiste ormai da quando è in attività.
Questo metro viene sistematicamente utilizzato contro tutte le sigle del sindacalismo di base che hanno indetto lo sciopero generale di lunedì scorso. La risposta a questa asimmetria repressiva piacentina sarà una campagna sindacale condotta all’unisono da tutte le sigle promotrici dello sciopero. Il sindacato non può lasciarsi intimidire da queste minacce, e proprio per questo ha ribadito oggi la richiesta di incontro ad Amazon per porre fine alla condizione di precarietà di 1.500 operai, relegati nella più totale precarietà con il silenzio complice di istituzioni e governo. Sarà indetta una assemblea nazionale per affrontare il tema di questo utilizzo scriteriato della repressione contro i lavoratori.
Il S.I.Cobas è l’unico sindacato che sta conducendo una campagna fruttuosa sul tema del green pass, facendo pagare il tampone all’azienda (anche direttamente sul luogo di lavoro), come previsto dalla legge 81/2008 in tema di dispositivi di protezione individuali, prevenendo così pericolosi conflitti orizzontali fra lavoratori sui quali speculano le frange violente di cui si ha già avuto manifestazione. Tale obiettivo è già stato ottenuto per i magazzini di Leroy Merlin, Monclair, OVS, per la metà a GLS. E’ un’altra grande vittoria, si tratta di fatto del primo caso in Italia in cui viene fatta rispettare questa norma da parte del nostro sindacato.
Tale è il riguardo verso chi garantisce diritti, peraltro previsti dalla legge, ai lavoratori: non già un riconoscimento ma una brutale repressione, esattamente come già visto in occasione della vertenza Fede- TNT: altro caso di specchiata bontà delle ragioni operaie duramente colpito e represso nei mesi scorsi a Piacenza.
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