“L’immigrazione non è un danno da ridurre”. Lo ha detto Pierfrancesco Majorino, responsabile delle politiche migratorie della Segreteria del Pd. Majorino è stato ospite della Camera del Lavoro per il primo di una serie di incontri dedicati al tema dell’immigrazione.
“Sia in Italia che a livello europeo abbiamo bisogno di passi molto più decisi nell’ottica di riconoscere i diritti umani, di sviluppare azioni che concretamente corresponsabilizzino tutti e nell’ottica anche di smetterla di pensare che siamo di fronte a un danno da ridurre. L’immigrazione non è un danno da ridurre: è una questione molto complessa da gestire che riguarda la vita delle persone”, ha detto Majorino.
“Noi abbiamo bisogno di canali d’accesso legali e regolari. Canali d’accesso sicuri per evitare che le persone finiscano sui barconi. Ottenere questo tipo di canali è un lavoro lungo, richiede tempo. Ci sono cose però che possiamo fare subito. Da una parte una missione europea di soccorso, perché salvare le vite è una responsabilità delle istituzioni e non può essere un lavoro svolto dalle organizzazioni non governative. Dall’altra abbiamo bisogno a livello nazionale di grandi piani di integrazione e inclusione. Non possiamo tollerare che persone stiano ai bordi di una città, di una metropoli, di una stazione ferroviaria: in una situazione di abbandono che spesso crea anche allarme”.
Ospite della serata Mohamed che ha raccontato la propria odissea. Mohamed è originario della Repubblica Democratica del Congo, un paese che a dispetto del nome nasconde una situazione molto difficile a livello sociale. Per esempio, Mohamed e la sua famiglia iniziano ad avere problemi con il governo per motivi di fede religiosa. L’uomo e i suoi familiari appartengono a una delle tante minoranze religiose che si richiamano alla cultura africana.
Ma il governo non ne vuole sapere e muove una vera e propria guerra contro le minoranze religiose: ina guerra nel vero senso della parola, tanto che la gente decide di lasciare il Congo. Ma immaginatevi cosa significa lasciare insieme ad altre centinaia di persone un paese africano nel centro del continente per arrivare alle coste del nord. Ebbene, Mohamed e la sua famiglia partono e iniziano ad attraversare paese dopo paese arrivando in Ciad, paese dove resteranno oltre due anni. Nel 2017 arriveranno finalmente in Italia dopo un’odissea di undici anni.
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