Mafia nigeriana, anche un richiedente asilo ospitato in provincia di Piacenza fermato dalla polizia. Parliamo della maxi operazione coordinata dalla Dda di Bologna. Operazione che ha visto decine di persone fermate dalla polizia.
Un clan di nigeriani che si spartiva una grossa fetta del mercato della droga e della prostituzione, in Piemonte e in Emilia-Romagna. La polizia di Torino e Bologna ha smantellto il clan durante due operazioni in corso dalle prime ore di questa mattina.
In manette sono finiti anche i capi del cult Maphite, accusati di decidere le nuove iniziazioni, di gestire la prostituzione, nonché di mantenere i rapporti con le altre organizzazioni criminali e di gestire lo spaccio di droga nelle piazze cittadine.
Sono oltre 21 i fermati dalla Dda di Bologna ed è contestata l’associazione mafiosa.
Si tratta di un 24enne, richiedente asilo, ospitato in una struttura di accoglienza in Valtrebbia. La Squadra Mobile di Piacenza ha raggiunto il giovane che ora si trova in stato di fermo: deve rispondere di associazione straniera di tipo mafioso.
Tutto è cominciato con il reperimento della Green Bible, la “Bibbia Verde” trovata in un pacco spedito dalla Nigeria e diretto nell’Italia centrale. Un vademecum di punizioni, violenti riti d’iniziazione, cariche e investiture. Ogni operazione criminale aveva un nome in codice. Ad esempio, “Mario Monti” indicava il riciclaggio di denaro nei paesi di origine. Il ‘testo sacro’ è detenuto dal capo.
È previsto l’ingresso di nuovi membri secondo precisi rituali, punizioni corporali e mortali in caso di tradimento, mutua assistenza tra i membri dell’associazione in caso di difficoltà con le forze dell’ordine, segretezza dell’associazione, esplicita dichiarazione delle finalità criminali perseguite.
La comunità nigeriana si è rivelata perfettamente a conoscenza delle regole che ispiravano il comportamento del cult e che impone il costante ricorso alla sopraffazione violenta quale unico metodo di risoluzione dei contrasti eventualmente insorti al proprio interno e all’esterno, obbligando gli affiliati a spalleggiarsi a vicenda in caso di confronto con soggetti terzi. La pericolosità è rafforzata dal mantenere stretti contatti con la madrepatria, che incrementano il senso di soggezione percepito dai concittadini nigeriani, esposti alle ritorsioni dell’associazione non solo in territorio italiano, ma anche nel paese di provenienza.
Decifrato il testo, gli investigatori hanno ricostruito i retroscena dei Maphite. L’attività d’indagine della Squadra Mobile di Bologna è inziata nel 2017, grazie anche alle dichiarazioni di un collaboratore di giustizia. La struttura dell’organizzazione mafiosa La mafia nigeriana è suddivisa in fazioni o cult, ognuna indipendentemente strutturata e diversamente denominata, in forte rivalità con gli altri.
Maphite, acronimo di Maximum Academic Performance Highly Intellectuals Train Executioner, si è consolidata negli anni ’90, anche se le prime avvisaglie riconducono agli anni ’80.
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