È successo di nuovo: una vitella appena nata è stata sbranata dai lupi nell’azienda di Milani ad Agazzino, solo qualche settimana fa era successo all’azienda Chioso a Gragnanino. Questi episodi sono sempre più frequenti. A denunciarlo è Confagricoltura Piacenza a cui le due aziende sono associate. “I mungitori sono andati in stalla verso l’1.30 questa notte – spiega Rodolfo Milani – e hanno notato la scia di sangue, seguendola hanno visto due grossi esemplari che stavano sbranando nel campo adiacente la stalla la vitella nata da poche ore e che era stata lasciata nell’apposita sala parto. L’azienda e la stalla sono bene illuminate, così come la sala parto, che è integrata nelle strutture della stalla.
“E’ davvero ora che si prenda in mano la situazione”
Gli uomini hanno fatto rumore per allontanare i due lupi, ma questi hanno terminato il loro banchetto. Il resto della mandria si è agitato e spavento al punto che un’altra manza è morta impigliandosi in un cancello. Voglio denunciare il fatto non per fare del vittimismo , ma perché è davvero ora che si prenda in mano la situazione. I mungitori intimoriti non vogliono più andare a mungere in stalla di notte. Abbiamo paura anche per i bambini che girano in corte, perché abbiamo visto i lupi attorno all’azienda anche in pieno giorno”. L’azienda Agricola Milani Rodolfo ha un patrimonio zootecnico di circa 400 capi e conduce circa 400 ettari. Confagricoltura Piacenza sottolinea che gli attacchi si stanno verificando in dimensionate e organizzate aziende di pianura, in aree dove c’è comunque un certo movimento di personale, che sono illuminate e non lontane dalle abitazioni.
“E’ benessere animale?”
“È benessere animale questo? – tuona Filippo Gasparini, presidente di Confagricoltura Piacenza – ci è stato imposto di rendere le nostre aziende sempre più ariose, di non segregare gli animali per garantire loro ampia libertà di movimento e l’accesso agli spazi esterni, di prevedere le vie di fuga nelle stalle per aumentarne l’ergonomia. Ora ci troviamo con gli animali selvatici che liberamente entrano in stalla. La questione economica non la poniamo nemmeno più perché non ne abbiamo più nemmeno diritto, ne facciamo una questione etica: che colpa ne aveva quella vitellina? Nel calcolo del benessere animale in stalla il numero dei decessi ha un’accezione negativa, ma come dobbiamo computare questa morte provocata dalla libertà della natura di fare il suo corso?”
“Nessuno ci venga a dire ora che dobbiamo segregare gli animali dopo che ci avete imposto di aumentarne la libertà al punto che è impossibile impedire agli animali selvatici, così agili, di approvvigionarsi liberamente nelle nostre stalle sia che siano volatili, erbivori o come in questo caso carnivori. Qual è dunque il grado di naturalità che vogliamo in stalla e qual è l’animale con maggiore dignità? Rivolgiamo la domanda alla società urbana radical chic che si è dimenticata di noi, che parla di ambiente facendosi sfuggire gli equilibri e decidendo impropriamente chi ha più o meno dignità”.
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