Confagricoltura Piacenza risponde con una nota a quanto emerso dalla seduta di Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza che si è tenuta in Prefettura nel corso della quale, stando alle dichiarazioni stampa, il comandante dei Carabinieri forestali gruppo di Parma Pier Luigi Fedele ha riproposto il già contestato rapporto sulla presenza del lupo.
“Invitiamo tutti, ma davvero tutti gli agricoltori che subiscono danni di predazione da lupo ad effettuare denuncia, sfidando l’atteggiamento di presunta colpevolezza per il danno ricevuto” – dichiara Confagricoltura Piacenza.
Molti agricoltori non denunciano proprio perché a fronte di un danno certo e ricevuto per un capo dilaniato e dunque morto con sofferenze atroci, devono anche subire l’interrogatorio circa la messa in opera di tutte le misure deterrenti applicabili e applicate. Gli agricoltori tutelano il loro bestiame come il bene più caro.
Ma gli allevamenti non si devono chiudere, le stalle moderne sono strutture aperte, anche se con zone delimitate, perché rispettano quanto previsto dalle norme sul benessere animale. Spesso vengono aggrediti capi in situazione di momentanea debolezza, ma il danno non è relativo solo all’animale abbattuto, perché gli altri nell’agitazione si feriscono, si procurano danni muovendosi in modo inconsulto.
Si registrano anche cali produttivi di latte, dopo le aggressioni. “Avere lupi in pianura non è un contributo all’equilibrio della fauna selvatica – rimarca Confagricoltura Piacenza – perché oggi nessuno controlla il proliferare dei lupi. Lo avevamo scritto provocatoriamente anni fa, ma ormai la realtà supera la fantasia: aspettiamo che si ripopolino gli orsi per contenere i lupi?”
Non si ha una reale contezza della popolazione di lupi e canidi rinselvatichiti e poco conta, ai fini della condotta degli animali e del pericolo, se i numerosi branchi che circolano siano di genealogia pura oppure ibridi, la loro capacità predatoria è purtroppo ben comprovata. “Non si possono derubricare i danni in stalla come conseguenze collaterali indennizzate, intanto perché non corrisponde al vero e poi perché significa avere una visione del problema molto parziale.
Gli animali in stalla non sono solo una fonte di reddito, più volte le norme sottolineano che sono senzienti. Dato che le norme prevedono persino che i vitelli per sentirsi bene devono potersi guardare l’un l’altro, qualcuno è forse andato a chiedere a loro o alla cagnolina, l’ennesima, dilaniata nel cortile della sua casa, anche come si sono sentiti ad essere uccisi così? E se invece del cane fosse uscito correndo in cortile un bambino?”
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