Le città della regione Emilia-Romagna non sono solo attanagliate dal caldo anomalo, ma sono messe a rischio da una minaccia invisibile: l’Ozono troposferico. Questo inquinante secondario può arrecare gravi danni alla salute, effetti irritativi alle mucose oculari e alle prime vie aeree, tosse, fenomeni broncostruttivi ed alterazione della funzionalità respiratoria. Ad oggi ben 23 delle 34 centraline ARPAE presenti sul territorio hanno superato la soglia consentita per legge degli sforamenti annuali di ozono troposferico, fissato con valore obiettivo a 120 µg/m3 sulla media mobile delle 8 ore, in un quadro che tinge di rosso tutte le province in regione.
La centralina del Parco di Montecucco, a Piacenza, ha segnato 48 sforamenti.
Di seguito la tabella con i dati relativi all’ozono, aggiornata al 20 luglio ’22 rappresentativa delle centraline con maggiori sforamenti in ogni provincia (dati Arpae).
Sebbene negli ultimi due anni a questa data la situazione era decisamente migliore (rispettivamente con 6 e 11 stazioni in sforamento nel 2020 e 2021), quest’anno la situazione torna grave, a dimostrazione del fatto che non si può considerare risoldo questo grave problema. L’alternanza tra esposizione alle polveri sottili in inverno e all’ozono in estate crea un quadro insostenibile per la vita dei cittadini, particolarmente nei luoghi dove si concentrano le emissioni, come le città.
Non bisogna poi trascurare la pressione dell’incidenza di malattie legate agli inquinanti sul sistema sanitario, già sotto pressione a causa dell’emergenza covid. A livello globale, l’OMS stima che il 24% delle morti sia causate da esposizioni a inquinanti e che il 91% della popolazione viva in condizioni salutari non salubri propri per causa degli inquinanti. In questo contesto, l’Italia ha il triste primato di essere tra i paesi più inquinati d’Europea: si colloca infatti al secondo posto per i decessi legati all’esposizione all’ozono, con 3170 morti premature in un solo anno.
“Il quadro che si delinea non può essere preso sottogamba e deve dettare la linea per l’agire politico.” – commenta l’associazione, “l’ozono troposferico è il sintomo di un sistema ancora troppo dipendente dall’uso dei combustibili fossili, a partire dal sistema trasportistico fondato sulla mobilità individuale in automobile e sul trasporto merci su gomma.”
“Sebbene l’elettrificazione sia un processo fondamentale per mitigare i gravi danni alla salute provocati da questo inquinante, quello che serve è una vera e propria trasformazione culturale che ci accompagni verso l’uscita del mezzo privato tout court. A questa si deve affiancare un intervento politico coerente che fornisca gli strumenti conoscitivi ed economici per concretizzare la transizione ecologica.” – conclude.
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