A Gossolengo sorgerà un nuovo polo logistico: 150mila metri quadrati con la strada Regina che si appresta a diventare, da poco più che stradello di campagna, ad asse per il trasporto pesante, con buona pace della lotta al consumo di suolo, della mobilità sostenibile e del contrasto alle emissioni di Co2. Confagricoltura Piacenza interviene ancora una volta sul tema. “Che sia il nuovo ospedale di Piacenza alla Farnesiana, il parco fotovoltaico di Cadeo o questo nuovo scempio – tuona Filippo Gasparini, presidente di Confagricoltura Piacenza – non possiamo rimanere inermi di fronte a un consumo di suolo agricolo in una delle zone agricole più vocate del nostro Paese, strategica e caratterizzata da coltivazioni di pregio. Gli ettari che saranno cancellati renderanno più difficoltosa la sempre più ampia rotazione colturale richiesta e faranno collassare sistemi su cui si regge buona parte del Pil del territorio. Mi riferisco alla filiera del pomodoro da industria, a quella lattiero-casearia e anche ad altre produzioni agroalimentari che senza terreno non avranno più la possibilità di produrre in loco materia prima in adeguate quantità. Così si decreta la morte di realtà imprenditoriali che non possono, per natura, delocalizzare”.
La scelta confligge, se non formalmente nella sostanza, con la legge urbanistica regionale LR. 21 dicembre 2017 n. 24 che vuole definitivamente chiusa l’epoca del consumo del suolo vergine e a fronte delle priorità di una comunità indica la via di una crescita armonica e intelligente. “È una scelta in evidente contraddizione con i crismi dello sviluppo sostenibile, tanto sbandierati da divenire abusati. Le attività produttive, anche quelle agricole finalizzate all’economia circolare e alla valorizzazione dei sottoprodotti, vengono sottoposte a valutazioni di ogni sorta e continui controlli. Lascia perplessi che siano state fatte valutazioni favorevoli per un’opera il cui impatto ambientale pare palese e permanente ai più”.
Con questi interventi si stanno impermeabilizzando e cementificando, pezzo a pezzo, terreni indicati come tra i più fertili d’Europa. Quanto allo sviluppo territoriale, l’insediamento si pone all’imbocco della Val Trebbia la cui bellezza ha ispirato pittori e scrittori. “Le nostre non sono ragioni di parte, ma di chi davvero e da millenni, si prende cura del territorio. E non si dica che le alluvioni non hanno una ragione: in quest’area si cementificherebbero terreni permeabili che sono a protezione della città minando un prezioso equilibrio idrogeologico. Non possiamo permetterlo – prosegue Gasparini – stiamo lasciando ai nostri figli uno scempio non più rimediabile. Abbiamo la fortuna di poter avere un territorio ricco, con vocazioni ben delimitate: una zona metropolitana di insediamenti intensivi e uno stacco fuori dalla tangenziale che deve rimanere rurale, che poi vuol dire anche naturalistico, e per che per nostra fortuna è anche fortemente produttivo, data la vocazione dell’economia in cui agricoltura e agroalimentare hanno grande rilievo. È incredibile che andiamo ad antropizzare le campagne quando abbiamo un territorio, ci piaccia o no, già ben caratterizzato da una chiara distinzione tra zone industriali ancora sviluppabili e vicine a tangenziali e autostrade e una zona rurale con i terreni fertilissimi e di grande pregio. Possiamo aver tutto senza consumo di suolo, è determinate la pianificazione: per gli insediamenti fotovoltaici abbiamo i tetti, per l’ospedale aree preziose da riqualificare e anche la logistica ha alternative a questa follia. Oltretutto così si porterebbe in valle un lavoro dequalificato, in sostituzione di quello agricolo che invece crea grande valore aggiunto ed è esso stesso di valore, in definitiva per favorire l’import e creare strutture di transizione per prodotti che arrivano da non si sa dove”.
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