Oltre un milione e cinquecentomila prestazioni rinviate per il Covid già recuperate, a cui si aggiungono 53 mila interventi chirurgici. Ma ancora non basta: il piano operativo per il recupero delle liste di attesa predisposto dalla Regione Emilia-Romagna si pone l’obiettivo di ritornare entro il 2023 ai valori di performance pre-pandemici per le prestazioni differibili o programmabili. Le urgenze, infatti, sono sempre state garantite nei tempi fissati e così, ovviamente, continuerà a essere.
Un percorso di rientro che prevede un primo, importante traguardo intermedio: entro la fine del 2022, i tempi previsti dovranno essere rispettati almeno nel 90% dei casi, raggiungendo gli indici di performance richiesti (area verde), e quindi dovrà essere garantita la prima visita specialistica entro 30 giorni e un accertamento diagnostico entro 60. In media, questi i tempi che prima del 2020 erano rispettati nel 97% dei casi, ed è a valori analoghi che la Regione vuole arrivare entro il 2023.
Sul fronte della chirurgia si prevede nel 2022 il recupero della capacità produttiva al 92% dei livelli del 2019 e il ripristino completo della capacità pre-pandemica nel 2023.
Ogni azione proposta sarà oggetto di confronto con i sindacati.
Come detto, il piano non riguarda gli interventi e le prestazioni specialistiche urgenti, per i quali il sistema sanitario regionale ha sempre, nonostante l’emergenza sanitaria, garantito l’effettuazione.
“Le criticità che abbiamo dovuto superare in questi due anni non hanno precedenti nella storia del servizio sanitario regionale- commentano il presidente Stefano Bonaccini e l’assessore alle Politiche per la salute, Raffaele Donini-. La Regione Emilia-Romagna, nei giorni in cui gli ospedali, le Case della salute, i Pronto soccorso erano sottoposti a una pressione straordinaria, ha comunque garantito le prestazioni urgenti sia per ciò che concerne le visite specialistiche e la diagnostica, sia per la chirurgia. Si pensi ai malati oncologici, per esempio, ma anche alle patologie cardiache o ortopediche per le quali l’impegno è stato massimo. A questo punto dobbiamo chiudere la pagina dell’emergenza, superata grazie al ragguardevole impegno del personale sanitario, smaltire gli arretrati che ancora ci sono per tornare nel 2023 agli standard abituali dell’Emilia-Romagna. Senza dimenticare che il nostro servizio sanitario regionale è fra quelli che più in Italia ha recuperato prestazioni sospese a causa della pandemia e che sulle liste d’attesa la Regione ha attuato un piano di monitoraggio costante, unico nel Paese, che prima della pandemia aveva ridotto i tempi d’attesa, erogando le prestazioni entro i tempi indicati dagli standard ministeriali. Allo stesso modo, siamo intenzionati adesso a fare tutto ciò che servirà per tornare ai nostri standard, tenuto conto dei due anni drammatici che abbiamo alle spalle”.
Massima trasparenza
Da diversi anni la Regione Emilia-Romagna è impegnata nell’implementazione di strategie di contenimento e programmazione efficiente delle liste di attesa, con particolare riferimento alle prestazioni specialistiche ambulatoriali e ai ricoveri chirurgici programmati. Inoltre, già dal 2019 è stato istituito l’Osservatorio Regionale sulle liste di attesa delle prestazioni di specialistica ambulatoriale e di ricovero, mentre dal 2015 la rilevazione dei tempi di attesa, inizialmente trimestrale, è stata disposta a cadenza settimanale. Attraverso un cruscotto regionale, ogni settimana vengono rilevate le prenotazioni effettuate e quelle garantite entro i tempi standard e i dati di performance sono pubblicati sul sito www.tdaer.it e consultabili online da tutti i cittadini.
Le prestazioni recuperate
Complessivamente, nel 2020 sono state gestite e recuperate oltre 1,6 mln di prestazioni sospese. Per ciò che concerne gli interventi chirurgici, nel 2020 sono stati rimandati circa 74 mila ricoveri: al 1^ gennaio 2022 la casistica si era ridotta a solo 21 mila ricoveri. Si può quindi stimare un recupero di circa 53 mila interventi totali entro il 2021.
Piano di rientro, le misure previste
Il Piano della Regione mette nero su bianco gli strumenti con i quali si devono raggiungere gli obiettivi attesi. Per quanto riguarda gli interventi chirurgici programmati, si punta al massimo efficientamento delle sale operatorie, con una programmazione chiara e definita dei percorsi di preparazione dei pazienti per azzerare i tempi di degenza pre-operatori; un contributo, inoltre, è atteso dal privato accreditato: saranno ampliate le ore di sale operatorie disponibili dove operano i professionisti del servizio sanitario pubblico, così da poter aumentare il numero degli interventi; proseguirà poi il monitoraggio costante da parte della Regione della capacità delle Aziende sanitarie di erogare le prestazioni.
Sul fronte della diagnostica e delle visite specialistiche il tema chiave è quello della maggior produzione e della appropriatezza: saranno predisposti percorsi di accesso alle visite specialistiche, univoci e standardizzati per le patologie più frequenti, con diverse classi di priorità e che, in relazione al sospetto diagnostico individuato, consentano al medico la scelta appropriata della priorità. Il piano prevede poi il potenziamento della collaborazione tra aziende sanitarie anche di diverso ambito territoriale per ampliare le disponibilità di prenotazione dei servizi.
Anche la telemedicina, dimostratasi preziosa per superare le difficoltà determinate dalla pandemia COVID-19, giocherà un ruolo di primo piano nell’ottimizzare l’utilizzo delle risorse disponibili, sviluppando modalità alternative a distanza, in grado di garantire la continuità assistenziale dei pazienti impossibilitati ad accedere alle strutture nei tempi di previsti e ai residenti in aree remote che potranno essere anche tele monitorati a distanza. La telemedicina potrà essere implementata anche per le branche specialistiche, ad esempio, legate ai casi di esenzione per patologia cronica a scadenza.
Inoltre, l’utilizzo della telemedicina, in particolare per il teleconsulto tra i medici di base e gli specialisti, rappresenta uno strumento fondamentale affinché il ricorso alle visite specialistiche o alla diagnostica possa essere preventivamente concordato tra i professionisti.
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