“Quando Papa Francesco sabato, a conclusione della sua presenza all’ “Arena di Pace”, ha esortato :“In piedi costruttori di Pace!”- prendendo a prestito le parole di Don Tonino Bello, compianto Vescovo di Molfetta e Presidente di Pax Christi, tutta l’Arena è scattata in piedi ed è scoppiato un applauso interminabile”. E’ il racconto di Roberto Lovattini che ha partecipato alla recente Arena di Pace.
Ero stato alla prima Arena di Pace nel 1986 e ne è valsa davvero la pena partecipare a questo rilancio delle arene, a 10 anni dall’ultima. Ma non è solo (che non è certo poco) la presenza del Papa a rendere importante l’appuntamento. Si è trattato di un’iniziativa promossa da Nigrizia, Pax Christi, Missione Oggi, Mosaico di Pace, dal quotidiano Avvenire e altre riviste cattoliche ma era rivolta anche ai laici impegnati sui temi della Pace. E’ stata una tappa di un percorso scandito da diverse assemblee e gestito con lavori di gruppo per tavoli tematici. E proseguirà, non si fermerà. Intanto sarebbe importante diffondere a tutti, ai gruppi locali per la Pace, alle chiese e ai laici il” Manifesto dell’Arena di Pace e giustizia” che dice una prima cosa importante: occorre partire dal punto di vista delle vittime.
E’ stato emozionante, anzi di più, l’abbraccio tra l’israeliano Maoz Iron e il palestinese Aziz Abu Sarah. Il primo ha avuto i genitori uccisi da Hamas e l’altro, il fratello dai militari israeliani. L’abbraccio è stato frutto di un percorso di riconciliazione e di consapevolezza. Come diceva lo slogan di convocazione dell’Arena, “Pace e Giustizia devono baciarsi”, o non vi sarà futuro per nessuno.
Papa Francesco ha fatto capire chiaramente quello che pensa. Nessun tentennamento sul fatto che occorra pronunciarsi per la Pace senza se e senza ma per paura di divisioni tra i credenti. La prima cosa che ha fatto, arrivato sul Palco, è stata quella di sventolare la bandiera della Pace insieme ad Alex Zanotelli, uno degli organizzatori dell’Arena.
Ha avuto parole pesanti e nette contro la vendita e il commercio di armi e ci ha ricordato come “a molti potrebbero dare il Nobel Ponzio Pilato perché siamo maestri nel lavarcene le mani”. Ha ricordato la sua fiducia nei popoli e non nei potenti, che occorre stare dalla parte dei piccoli e dei deboli. I conflitti non vanno nascosti ma affrontati con il dialogo e la nonviolenza.
Tutto a posto allora? No perché i potenti che detengono le risorse ed i media in grado di condizionare il libero pensiero ,non lasceranno facilmente le leve del potere. Ma il Papa propone di fare leva sulla partecipazione diretta e qui forse parla anche ai tanti credenti che non sempre sono invitati dai loro leader spirituali a impegnarsi apertamente e quotidianamente per la Pace. Sarà quindi decisivo per le sorti dell’umanità vedere quanti seguiranno la strada di lavorare per la Pace, sempre e dovunque e chi invece si lascerà ammaliare dalle sirene dei potenti che parlano di guerre inevitabili. Il Papa, una nobile voce per la Pace, ma come dice lui stesso, sarà solo la voce e l’iniziativa creativa degli umili e dei popoli a farci approdare alla Pace.
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