“Una situazione sconfortante non solo in materia di rispetto delle normative, ma anche rispetto alla dignità del lavoro. Dai dati dei controlli dell’ITL e carabinieri emerge una spinta della parte datoriale a non rispettare norme e legislazioni mettendo a rischio i lavoratori in ambito previdenziale, salariale e di sicurezza”. Così la Cgil di Piacenza, in una nota, commenta i dati delle irregolarità aziendali emerse dopo verifiche dell’Ispettorato del Lavoro nella provincia emiliana.
Nei primi dieci mesi del 2024, infatti, a Piacenza il 50 per cento delle imprese controllate è risultata fuori norma con 63 persone impiegate “in nero” e accertamenti per un milione e 200mila euro di contributi evasi, con 579 lavoratori impiegati con irregolarità a vario titolo e 230 infrazioni in tema di sicurezza sul lavoro.
“Una situazione che ci inquieta ma non ci sorprende: lo stesso Governo da tempo produce interventi che non rispondono ai bisogni del lavoro e generano peggioramenti in una situazione già grave e deficitaria. Finché si liberalizzano le questioni del lavoro ci saranno sempre più irregolarità a cascata, e aumentare i controlli è solo parte della soluzione: occorre superare condizioni di precarietà e affrontare i problemi strutturali del mercato del lavoro, non come si fa nel cosiddetto “decreto lavoro” meloniano”. C’è un’unica strada: va garantita un’occupazione stabile, dignitosa, sicura e tutelata: e ci batteremo con tutte le azioni necessarie a partire dai quattro referendum popolari sul lavoro e dallo sciopero generale proclamato il 29 Novembre prossimo.
“Da subito chiediamo che il Patto per il lavoro e per il clima, siglato a livello regionale tra parti sociali, istituzioni e società civile, sia rilanciato – è l’appello della Cgil – come i protocolli contro l’illegalità e per la sicurezza sul lavoro che in questi anni sono stati siglati nella nostra provincia in Prefettura. Ognuno faccia la sua parte”.
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