Avviato dai sindacati Cgil, Cisl e Uil lo stato di agitazione a supporto dei lavoratori all’interno del magazzino Ikea di Piacenza gestiti dalla cooperativa San Martino. Le lamentele dei sindacati si possono riassumere in una disparità di trattamento tra i lavoratori diretti Ikea e i soci San Martino. Nel magazzino Ikea sono circa 750 i lavoratori in capo a San Martino e circa 300 quelli diretti Ikea. Tra loro, secondo i sindacati, vi sono disparità di trattamento in merito a tre temi: utilizzo della mensa, malattia e premio risultato.
“All’interno dell’impianto ci sono circa mille lavoratori e la struttura non è adeguata ad accogliere tutti. Inoltre vi sarebbero delle differenze nel trattamento. Per i lavoratori diretti Ikea è stato introdotto il servizio di mensa notturno, al quale però i lavoratori San Martino non possono accedere e quindi non possono mangiare la notte. Inoltre i lavoratori diretti pagano un costo inferiore rispetto alla cifra pagata dai lavoratori San Martino”. Lo spiega Massimo Tarenchi (Filt Cgil).
“I lavoratori non si vedono riconosciuta la malattia. E’ un problema è annoso ed è emerso prepotentemente in occasione del Covid. La cooperativa sostiene di applicare il contratto nazionale ed è vero, perché in effetti il contratto nazionale da la possibilità alle cooperative di derogare sulla malattia come su altri istituti, ma non capiamo per quale motivo i lavoratori diretti abbiano la malattia e gli impiegati San Martino no. Sono soci lavoratori, giusto? Ebbene, la cooperativa dovrebbe prendersi cura dei soci e i soci dovrebbero avere la possibilità di esprimersi e chiedere di poter godere della malattia. La malattia è un diritto”. Lo spiega Salvatore Buono (Cisl).
“L’ultimo premio di risultato sottoscritto con la cooperativa ha portato nelle tasche dei lavoratori San Martino poco o niente. Con differenze incomprensibili tra i lavoratori, differenze marcate anche all’interno dello stesso reparto. Nonostante la nostra piena disponibilità alla trattativa non c’è stata alcuna apertura, eccezion fatta per un gettone da 350 euro lordi. Un gettone che poteva essere defiscalizzato ma che naturalmente anche massimizzando il netto era insufficiente”. Illustra Mariastella Vannacci (Uiltrasporti).
“Qualora non ci fosse una soluzione per risolvere questi problemi, noi chiediamo a Ikea di ipotizzare l’internalizzazione”, conclude Vannacci.
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