I Carabinieri del Comando Provinciale di Piacenza, 75 anni dopo la morte, commemorano il brigadiere Alberto ARALDI, medaglia d’oro al valor militare alla memoria, fucilato a Piacenza il 6 febbraio 1945.
Domani, 6 febbraio, dalle ore 10:30 la cerimonia si svolgerà al cimitero di Borgonovo Val Tidone dove il brigadiere riposa, con la deposizione di un cuscino di fiori sulla tomba. Dopo la benedizione del cappellano militare della Legione Carabinieri Emilia Romagna, don Giuseppe Grigolon, sarà celebrata una messa nella vicina locale chiesa parrocchiale.
L’Arma dei Carabinieri non ha dimenticato il sacrificio di Alberto Araldi, nato a Ziano Piacentino il 18 gennaio 1912, arruolato nei Carabinieri, che venne arrestato l’8 settembre 1943 e detenuto nel carcere di Parma, da cui però riuscì a fuggire, scegliendo allora di unirsi alle formazioni partigiane operanti in Val Trebbia e Val Luretta. Era conosciuto dai piacentini come “Paolo” ed era il vicecomandante della Divisione “Giustizia e Libertà”. Nel febbraio del 1944, mentre tentava di entrare in Piacenza, per compiere un’ennesima azione, tradito, venne catturato e rinchiuso nelle carceri di Piacenza e dopo un anno venne fucilato nel locale cimitero. La sua storia personale si è intrecciata con la Resistenza partigiana e i percorsi della Storia di quel periodo.
Motivazione della Medaglia d’Oro al Valor Militare alla memoria :
“Patriota di grande fede e di purissime doti, coraggioso, indomito e valoroso comandante partigiano, guidava i propri uomini alle più ardite imprese dando con le sue epiche gesta, alle popolazioni atterrite dalla prepotenza e dai soprusi degli oppressori, la fede nel movimento partigiano. Dopo aver compiuto per sua iniziativa, azioni di leggendario valore, organizzava un audace piano per colpire uno dei maggiori responsabili delle ignominie e delle efferatezze. Catturato per vile delazione mentre si accingeva a compiere la missione, veniva condannato a morte ed affrontava con fierezza e serenità il plotone di esecuzione che col piombo fratricida troncava la sua balda esistenza. Cadeva al grido di “Viva l’Italia!”, esempio ed assertore di ogni eroismo. Piacenza, 6 febbraio 1945”.
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