Venerdì 25 giugno 2021 dalle ore 18 diretta streaming dalla Biblioteca del Convento di Santa Maria di campagna: “L’amore secondo Dante: …L’amor che move il sole e l’altre stelle – Canto XXXIII del “Paradiso dantesco, la visione universale dell’amore”. Relazione e lettura di Roberto Laurenzano, Presidente Società “Dante Alighieri” di Piacenza. Saluti di Danilo Anelli, Presidente della Famiglia Piasinteina. Collegarsi al sito www.famigliapiasinteina.com
L’ “Amore” è il filo conduttore della poetica dantesca, ed in particolare della “Commedia”. In Dante esso si manifesta dal piano “umano e terreno” al piano “spirituale e divino”, assurgendo ad un apice trascendente col Canto XXXIII del Paradiso, ove l’Amore viene ad essere rappresentato nella pienezza della sua vera “essenza”. Qui Dante, dopo la propria faticosa esperienza del suo viaggio di oltretomba attraverso i dannati dell’Inferno, nonché gli “espiandi” del Purgatorio animati dalla speranza/certezza del Paradiso, e dopo avere raggiunto con un personale cammino interiore e profondo vòlto a comprendere la dogmatica cristiana attraverso una “razionale conoscenza”, tocca il culmine dell’Amore grazie al “folgorante e fugace lampo” della Luce di Dio, a cui però egli riuscirà a pervenire solo per mezzo della Fede. Vi è cioè un punto oltre il quale la Ragione non riesce ad andare. Sarà solo Fede a far scattare la consapevolezza della pienezza della Gioia/Amore infinito che è Dio, e la “manifestazione” di Dio. Dio non è espressione descrivibile in parole, ma è verità “interiorizzata” da Dante, attraverso la quale il Poeta prende pieno atto della infinita ed ineffabile grandezza divina in cui l’Amore si incentra in tutta la sua verità ed essenza. Ed in cui non hanno più ragion di aver sede, e non hanno sede, le infinite separazioni, distinzioni, negatività, passioni umane. In Dio tutto si incentra e tutto da Dio viene retto con ordine perfetto: è l’Amore di Dio, o, se preferisce, è il Dio/Amore che muove in assoluta perfezione tutto l’Universo.
Il Canto XXXIII del Paradiso è senza dubbio il più alto della “Commedia” ; è il “momento” della piena trascendenza, della “sopra”-naturalità a cui Dante, da uomo, è riuscito a sopra-elevarsi. E ha realizzato ciò non in forma mistica o di devozionismo, ma attraverso una crisi interiore, superata col desiderio ardente ma umile di “conoscere”, e poi con la “folgorazione” della Fede, in tal modo comprendendo l’autentico significato della vita, e pervenendo alla redenzione. Siamo, col Canto XXXIII del Paradiso alla manifestazione umana e divina della “essenza” della “Commedia”, e del suo significato sia per Dante e sia per ciascun Essere Umano.
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