LabOratorio di comunità, un nome che racchiude una dichiarazione di intenti: un luogo di iniziative ed esperienze, socializzazione e reciproco scambio, dedicato ai giovani. È il progetto, proposto all’interno della rete degli oratori del territorio, che Fondazione di Piacenza e Vigevano e Diocesi di Piacenza-Bobbio portano avanti dal 2018, puntando sull’aggregazione come contrasto alle forme di disagio giovanile, grazie anche a un approccio multidisciplinare.
I dati sono confortanti, per numero di ragazzi coinvolti – nel 2023 sono stati oltre 1500 – e per la capillare presenza sul territorio che la rete degli oratori, per la loro vocazione a centri di incontro e di socializzazione, sa mettere in campo in termini di attività e varietà delle proposte, capacità di avvicinare giovani di ogni credo religioso e nazione di provenienza, impegno di una folta presenza di animatori.
Forte dei risultati che si sono realizzati anche nel 2023, a favore del progetto la Fondazione ha già deliberato il contributo per il 2024; l’ente di via Sant’Eufemia mette a disposizione un budget di 90mila euro annui.
“Il disagio giovanile è un fenomeno diffuso e preoccupante, che rappresenta uno dei temi prioritari nella nostra attività in ambito sociale – sottolinea Elena Uber, consigliera d’amministrazione della Fondazione e coordinatrice della Commissione Welfare -. Supportare attività mirate nella rete degli oratori ci consente di favorire un modello di aggregazione positiva e inclusiva, che si rivolge senza distinzione a tutti i giovani, indipendentemente dalle nazioni d’origine e dalle religioni a cui appartengono.”
“Come comunità diocesana – sottolinea Dario Carini, incaricato del Servizio per la Pastorale giovanile della Diocesi di Piacenza-Bobbio – la nostra preoccupazione è di favorire la formazione al dialogo e a riconoscere il valore dell’altro, stabilendo rapporti di amicizia autentica, di socialità e di vita comunitaria. Questo progetto va nella direzione di un oratorio che non è semplicemente un “luogo” ma una “mentalità” per incontrare le persone nel territorio; un oratorio che deve diventare sempre più vero e proprio laboratorio di educazione e di formazione, un luogo dove le nuove generazioni, gli adulti, le famiglie, possono dialogare, camminare nelle vie della vita, facendo pratica e tirocinio di libertà e di responsabilità, di coscientizzazione e di solidarietà”.
Lo scorso anno le realtà parrocchiali che hanno promosso questa esperienza sono state numerose, tra città e provincia. Le attività si sono svolte negli spazi a disposizione di quindici oratori: in città San Giuseppe Operaio, Preziosissimo sangue, San Corrado, Nostra Signora di Lourdes, Santa Maria in Gariverta, San Francesco e Santa Teresa; in provincia i centri delle parrocchie di Podenzano, Sarmato, Gossolengo, San Nicolò, Lugagnano, Roveleto di Cadeo, Fiorenzuola e Pontenure.
I giovani che hanno partecipato – alcuni in maniera continuativa, altri più sporadica – avevano provenienze diverse: oltre all’Italia, le aree più rappresentate sono state i Balcani e il Nord Africa, seguite da Africa centrale, Sud America e Asia. Da segnalare in tre chiese cittadine il progetto che ha coinvolto un nutrito gruppo di rifugiati ucraini con le famiglie di appartenenza in attività sistematiche, dedicate e strutturate, grazie alla presenza di una loro connazionale volontaria.
Gli oratori hanno offerto spazi aggregativi, affiancamento per compiti e doposcuola, laboratori creativi e manuali, eventi organizzati a cadenza regolare, come serate tematiche e di formazione. Gruppi giovanili e animatori adolescenti per i centri estivi hanno affrontato i temi della socio-affettività, e parlato di autostima, resilienza, relazioni, comportamenti a rischio, volontariato e partecipazione giovanile. Oltre trecento educatori adulti hanno consentito l’allargamento della rete educativa informale per bambini e ragazzi, oltre che della più generale rete di supporto e solidarietà per i soggetti più fragili e svantaggiati. Si è così potuto sensibilizzare anche gli adulti sulle tematiche educative e importanti per il mondo giovanile e sulle caratteristiche dei territori in grande cambiamento.
Molteplici le attività, articolate in temi-obiettivi specifici: dalla maggiore autoconsapevolezza alla scoperta dei propri talenti attraverso la pratica, dal supporto scolastico e nello studio all’inclusione di soggetti in difficoltà. La rete degli oratori si è messa a disposizione riuscendo a promuovere l’amicizia tra i partecipanti, affiancando alle attività sportive e di gioco la sensibilizzazione sui comportamenti a rischio (come l’uso di sostanze, la guida pericolosa, il vandalismo) e promuovendo la multiculturalità con il confronto positivo e il dialogo tra generazioni.
Il “LabOratorio di comunità” è anche una sentinella sulle emergenze del territorio, in grado di creare una rete con le altre realtà pubbliche e private impegnate sui medesimi temi. Qualche esempio: in San Giuseppe Operaio l’iniziativa “Puliamo il nostro quartiere” per ragazzi delle medie e superiori, in varie parrocchie si sono tenuti gli incontri formativi con educatori di strada, si è promosso il gruppo Caritas Young alla Parrocchia Nostra Signora di Lourdes, che ha promosso anche una collaborazione con scuola media e associazione La Ricerca attraverso il progetto “Spazio Ascolto” e un tavolo territoriale con Forze dell’Ordine e Servizi Sociali.
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