La Vestale in scena al Teatro Municipale di Piacenza il 22 e 24 novembre.
Per celebrare i 250 anni della nascita di Gaspare Spontini, va in scena La Vestale al Teatro Municipale di Piacenza, venerdì 22 novembre alle 20 e domenica 24 novembre alle 15.30. La tragédie-lyrique in tre atti, composta da Spontini su libretto in lingua francese di Victor-Joseph-Étienne de Jouy, conclude la Stagione d’Opera 2023/2024, in attesa dell’inaugurazione del nuovo cartellone a dicembre con Madama Butterfly di Puccini.
Titolo assente dal Teatro Municipale da 45 anni, La Vestale ritrova il palcoscenico grazie a una nuova produzione che unisce Fondazione Pergolesi Spontini, Fondazione Teatri di Piacenza, Fondazione Teatro Verdi di Pisa e Fondazione Ravenna Manifestazioni.
La direzione musicale è affidata ad Alessandro Benigni, alla guida dell’orchestra La Corelli. Regia, scene e costumi sono firmati da Gianluca Falaschi, con le coreografie di Luca Silvestrini e le luci di Emanuele Agliati. Il Coro del Teatro Municipale di Piacenza è preparato da Corrado Casati.
La Vestale in scena al Teatro Municipale di Piacenza
Protagonista nel ruolo di Julia, la giovane vestale innamorata, è Carmela Remigio, recentemente applaudita al Municipale come Anna Bolena, affiancata dal baritono Bruno Taddia nella parte del generale Licinius e da Joseph Dahdah (Cinna), Daniela Pini (Grande Vestale), Adriano Gramigni (Gran Pontefice) e Massimo Pagano nella doppia veste di capo degli Aruspici e di console.
Opera di rara esecuzione dopo il revival conosciuto grazie alla mitica interpretazione di Maria Callas e Franco Corelli al Teatro alla Scala nel 1954, con la regia di Luchino Visconti, La Vestale è considerata il capolavoro di Spontini, per la possente ispirazione drammatica, la finezza della parte strumentale, la stretta aderenza tra valori musicali, psicologia dei personaggi e azione scenica. Il debutto avvenne, con grande successo, all’Académie impériale de Musique di Parigi il 15 dicembre 1807, in piena epoca napoleonica.
Nella lettura di Gianluca Falaschi, la figura della Vestale richiama inevitabilmente un momento chiave della storia dello spettacolo italiano: l’incontro tra il regista Luchino Visconti e Maria Callas, nel 1954, sul palcoscenico della Scala. “In questa messa in scena – spiega il regista, costumista e scenografo – il parallelismo tra Julia, protagonista de La Vestale, e la Callas, è inevitabile. Entrambe sono donne sotto pressione costante, schiacciate dalle aspettative della società e dal peso della propria leggenda personale. La vita della Callas, segnata dal sacrificio della propria identità in nome dell’arte, riflette perfettamente il destino di Giulia, costretta a rinunciare ai propri desideri per preservare la purezza del proprio ruolo sacro. Come Maria Callas, Julia è una figura osservata, giudicata e spinta verso una perfezione insostenibile, un peso che, alla fine, si rivela schiacciante”.
“Tutte le figure intorno a Julia – prosegue – sono fondamentali per chiarire la sua posizione, tenendo conto che in questa messa in scena sono tutte proiezioni della mente di un’artista nell’atto di spogliarsi delle sacre vesti di Divina per abbracciare, o almeno tentare di abbracciare, gli abiti terreni della donna innamorata. Alla fine, rimarrà solo l’abito, il simbolo vuoto della diva divorata dal palcoscenico, dal pubblico, e dal teatro stesso, perdendo per sempre la propria identità personale”.
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