Marco e Stefano Gatti avevano rilevato il Piacenza dalle ceneri, dopo il clamoroso fallimento del 2012. Il loro fu prima di tutto un atto di amore verso la squadra della loro città, messa in ginocchio dagli eventi. Pochi fedelissimi li seguirono nel periodo più difficile, sui campi di periferia dell’Eccellenza, quando il Piacenza era costretto a chiamarsi “Lupa”. Solo la follia, spinto dalla sviscerante passione ed una grande capacità di pianificazione ha spinto i fratelli, già in quel periodo, a credere fortemente che un giorno il Piace sarebbe tornato grande.
Nove anni di fatiche (otto e mezzo per via dell’ultima stagione bloccata), di progetti, ma anche di grandi soddisfazioni: questo ha dovuto affrontare la nuova società per passare dal dilettantismo ad un passo dalla promozione in serie B.
E non esiste buona scalata in cui non si tengano bene i punti di appoggio. Così il club ha saputo sempre consolidare quanto di buono costruito nel tempo, per poi ripartire a testa alta verso obiettivi sempre più ambiziosi.
L’Eccellenza dura un solo anno, perché nel 2012-2013 arriva la promozione in serie D con mister Viali: al termine della stagione finalmente il Piacenza poté tornare a chiamarsi con il suo nome.
Sono seguite tre stagioni in D che hanno visto alternarsi tanti giocatori, ma anche tanti allenatori: da Viali a Venturato, da Monaco a De Paola, fino ad arrivare al maestro di Vernasca, Arnaldo Franzini. Il connubio con l’allenatore piacentino nasce subito sotto la buona stella. Al suo primo anno sulla panchina biancorossa Franzini porta la squadra alla promozione con ben 6 giornate d’anticipo: l’8 maggio 2016 il Piacenza fa registrare il record assoluto di punti nella storia della serie D.
Serie D, il Piacenza batte anche il Seregno: è record
Dopo due stagioni con ottimi risultati (un sesto ed un ottavo posto) Franzini arriva ad un passo dal miracolo arrivando a pochi secondi dalla promozione nella serie Cadetta. Le grandi delusioni di Siena e Trapani rimarranno nell’immaginario collettivo come il sogno infranto della tifoseria biancorossa, ma anche come un punto importante della storia del club di via Gorra.
Nessuno avrebbe potuto scommettere, fino a pochi anni prima, che i biancorossi sarebbero tornati così vicini al calcio che conta. Nessuno avrebbe nemmeno lontanamente immaginato di rivedere 12 000 persone allo stadio in serie C. L’amore, toccato con mano, dimostrato dai tifosi durante la stagione 2018-2019 è sicuramente il punto più alto della famiglia Gatti alla presidenza del club.
Dopo una travagliata stagione 2019-2020, sia per i risultati altalenanti che per il virus, il Piacenza è qui a programmare il futuro per ripartire più forte di prima. Ora però il testimone è passato nelle mani di Roberto Pighi, e dovrà essere lui a sfruttare l’enorme entusiasmo ricevuto in eredità dalla dirigenza precedente per provare a far rinascere un progetto sportivo di alto livello.
Non sarà facile, poiché l’emergenza covid ha depotenziato molti imprenditori, ma l’amore che sgorga questa piazza potrà permettere ai biancorossi di ripartire con lo stesso entusiasmo che Marco e Stefano Gatti misero nel lontano 2012.
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