Economia

“La Banca di Piacenza non è in vendita, nessuna cessione a big player del mercato”. Nel 2022 utile record di 20 milioni di euro

Proseguono gli incontri sul territorio organizzati dalla Banca di Piacenza per illustrare in anteprima i risultati di bilancio 2022. Dopo Fiorenzuola e Cortemaggiore, verranno toccate, nell’ordine, le piazze di Pianello, Lodi e Pontedellolio con ultima tappa in città, al PalabancaEventi, lunedì 13 marzo. I dati sono presentati dal presidente del Consiglio di amministrazione Giuseppe Nenna, coadiuvato dalla Direzione (Angelo Antoniazzi, Pietro Coppelli e Pietro Boselli).

Nella sua missione di banca locale e indipendente – viene sottolineato dall’Amministrazione – l’Istituto di credito aiuta imprese e famiglie: non sottrae risorse per trasferirle altrove, le riversa sui suoi territori.

Banca di Piacenza ha fatto registrare nel 2022 un utile record, che sfonda per la prima volta il tetto dei 20 milioni di euro (20,6, più 29,3%): il segnale più eclatante di un Istituto di credito in salute. Ma la Banca non macina solo utili. Come sottolinea il presidente Nenna, «vanta anche un Cet1 Ratio, l’indice di solidità patrimoniale, del 16,86%». Un coefficiente che la posiziona su valori ben superiori ai requisiti minimi regolamentari e al di sopra dei valori normalmente riscontrati nel sistema bancario italiano.

Anchela qualità del credito è al di sopra della media: bassa l’incidenza dei crediti deteriorati lordi (4,3% rispetto al 5,7% del sistema) e un alto grado della loro copertura (56,5% contro il 34,6% degli altri istituti). Stesso discorso per l’incidenza delle sofferenze lorde (1,4% contro 2,8%), con un grado di copertura pari al 75,7% rispetto al 40,3% sempre del sistema.

«Nel 2022, oltre a soci (+1,4%) e conti correnti (+2,38%), sono cresciuti anche impieghi e raccolta diretta» evidenzia il presidente del Cda. «Gli impieghi si sono attestati a 2.195 milioni di euro, con un aumento del tasso annuo composto 2018-2022 del 2,72%. La raccolta diretta invece ha raggiunto i 3.065 milioni di euro (+7,8% sempre nello stesso periodo)».

Con questinumeri, la Banca di Piacenza punta a crescere ancora. Come? «Migliorando il rapporto tra impieghi e raccolta, sceso lo scorso anno al 71,63% rispetto all’86,91% del 2018». Una disponibilità finanziaria di quasi 900 milioni da far fruttare aumentando gli impieghi dell’Istituto di via Mazzini in altre province.

«Piacenzaè ricca per la raccolta, ma è meno brillante sul fronte degli impieghi», afferma il presidente Nenna. «Un trend che si spiega anche con la vendita di diverse imprese piacentine ad aziende estere, che poi hanno le loro banche di riferimento e portano gli utili altrove, impoverendo il territorio». In sostanza, per Nenna «continua quella perdita dei centri decisionali denunciata tante volte dal presidente Corrado Sforza Fogliani».

Cosìla Banca di Piacenza, forte anche di questa eredità, vuol fare l’esatto contrario. «Dopo la filiale di Voghera, che sta dando ottimi risultati, ne apriremo ancora a Pavia, Reggio Emilia e Modena». Rispetto a Piacenza, le altre province emiliane sono molto più ricche di imprese e fatturati. «Aumentare i nostri impieghi in quei territori, naturalmente senza penalizzare il nostro, ci consentirà di realizzare più utili da riportare a Piacenza. Con ottime prospettive per quest’anno e per il prossimo», aggiunge il presidente, che smentisce con fermezza le voci su una cessione dell’Istituto di via Mazzini a qualche big player del mercato, che si sono susseguite soprattutto dopo la scomparsa del presidente del Comitato esecutivo. «La Banca di Piacenza non è in vendita». E grazie a queste strategie, conclude Nenna, «la Banca guarda avanti e va dritta per la sua strada. Quella dell’orgogliosa indipendenza di sempre, al servizio delle famiglie e delle aziende del nostro territorio».

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