“Qui ebbe la sua prima sede la FEDERAZIONE ITALIANA DEI CONSORZI AGRARI sorta il 10 aprile 1892 per generoso impulso di pochi eletti iniziatori a propugnare la volontà di progresso tecnico, elevazione sociale, affermazione nazionale degli agricoltori italiani. Trasferita a Roma. Piacenza 10 aprile 1942”.
Questo il testo della lapide posta 50 anni dopo nel Salone dei depositanti del PalabancaEventi di via Mazzini (già Palazzo Galli) e che ricorda la nascita della Federconsorzi, di cui proprio oggi, 10 aprile, ricorre il 130° anniversario. La Banca di Piacenza ha voluto celebrare questa importante ricorrenza con una riunione interna all’Istituto di credito.
Le azioni della neonata Associazione vennero sottoscritte da una trentina di agricoltori, dai rappresentanti di nove Consorzi, da cinque Comizi agrari, dall’Associazione fra le banche popolari e anche dalla Banca popolare piacentina, progenitrice della Banca di Piacenza. Nell’atto costitutivo si prevedeva che la sede restasse in Piacenza “per ora”, in attesa del trasferimento nella Capitale (che avvenne nel 1933), ove così fosse stato ritenuto opportuno dall’assemblea della Federazione. Il primo direttore generale fu Giovanni Raineri, poi nominato presidente nel 1905.
Ecco cosa scrisse il professore di Storia contemporanea Flavio Bertini in occasione del 150° dell’Unità d’Italia: “L’ulteriore salto di qualità si ebbe con la costituzione a Piacenza, nel 1892, di una cooperativa dei diversi consorzi esistenti. Nacque così la Federazione Nazionale dei Consorzi Agrari, più sinteticamente la Federconsorzi. Si può dire che allora, sul versante dell’agricoltura, si compì una tappa importante del processo unitario, sintesi del prestigioso cammino delle classi dirigenti dell’agricoltura e delle nuove emerse con lo Stato unitario. Il nucleo portante del nuovo organismo fu la messa in opera di un nucleo commerciale e tecnico di grande solidità, specchio della parte più attiva e concreta della élite che, dal versante agricolo, partecipava al patrimonio politico e culturale della classe dirigente italiana, rappresentata allora dalle diverse anime del liberalismo più sensibili alla risoluzione avanzata dei problemi economici, sociali e produttivi del Paese. Tutto questo ebbe per corollario un effetto certamente non secondario sullo sviluppo dell’industria, perché la domanda qualificata di fertilizzanti, anticrittogamici, sostanze nutritive, macchinari, fu un fattore primario di crescita nel decollo economico che riguardò il Paese, specialmente a partire dalla fine dell’Ottocento e i primi del nuovo secolo. La Federconsorzi, come espressione del mondo agricolo più avanzato, divenne da allora uno dei punti di riferimento fondamentali del sistema Italia”.
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