Kobe Bryant, leggenda della NBA, è morto con la figlia Gianna e altre 7 persone in un incidente in elicottero a Calabasas, zona a nord-ovest di Los Angeles alle 19.40 italiane di domenica sera (10:00 americane). Il medico legale ha confermato il riconoscimento del corpo di Kobe e di altre tre vittime, mentre sono stati diffusi i dialoghi tra pilota e torre di controllo.
È difficile scrivere di una persona che nonostante io non abbia mai conosciuto, è sempre stata parte della mia vita. Io non conoscevo Kobe Bryant ma ora che non c’è più, mi manca.
I motivi?
Forse per aver portato all’estremo i limiti dell’umano sopra un parquet da basket. Forse per il legame indissolubile con il nostro paese, oppure, molto più semplicemente, che forse le icone globali fanno breccia nel cuore di tutti. Spendere parole per ripercorrere la carriera è pure superfluo, tutti possono scegliere il loro Kobe-moment, per cui si può provare a cercare un lascito, un’eredità.
L’amore per il gioco è stata la sua fonte di vita. Kobe auto-alimentava se stesso, lottando tutti giorni come se fosse il primo. Kobe era coerente, con se stesso e con gli altri. Poteva piacere o non piacere, ma nessuno può dire un singolo “ma” alla carriera sportiva di Bryant. Ha dato tutto, anima e corpo, pur di rimanere fedele a se stesso ed ai suoi ideali. Il lascito di Bryant è proprio questo.
Mentre fuori dal campo era amico di tutti. Era nostro amico. Se ripenso a tutte le interviste in italiano che gli sono state fatte, mi si apre il cuore. Vederlo ridere, parlando la nostra lingua, ti faceva sentire orgoglioso del nostro paese.
Ci voleva bene, e noi ne volevamo a lui.
Io sono nato nel 1995, lui è entrato in NBA nel 1996. La sua vita sportiva e la mia vita biologica hanno corso di pari passo. Il suo ricordo vivrà per sempre. Non solo negli appassionati di basket, non solo a Reggio Emilia, Reggio Calabria, Rieti e Pistoia (le città italiane in cui ha vissuto), non solo in America.
“More than an Athlete” + “Mamba Mentality”. Questo era.
Oggi non c’è più, e ci mancherà.
Le parole di Campanella, coach della Bakery Piacenza, in ricordo di Kobe Bryant.
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