Va detto che il team del Festival del Pensare Contemporaneo ha dato una bella scossa a Piacenza. Il Festival si terrà il prossimo settembre, dal 19 al 23, ma intanto Andrea Colamedici e Alessandro Fusacchia hanno fatto in modo che la nostra città ospitasse Il Pod – l’Italian Podcast Awards, il primo premio nazionale dedicato ai migliori podcast italiani. Una sorta di antipasto, come lo stesso Colamedici lo ha definito.
Per tutta la domenica i più influenti e seguiti esponenti del mondo dei podcast sono stati protagonisti di incontri, presentazioni e masterclass: al centro una delle forme di comunicazione attualmente più apprezzate dai giovani e non solo. Un evento che ha visto il sostegno della Fondazione di Piacenza e Vigevano, del Comune di Piacenza e della Fondazione Teatri di Piacenza, assieme a Rete Cultura Piacenza. E con Amazon Music e Iren come award partner ufficiali e la partnership di Audible e Spotify.
I vincitori
È “Comprami”, il podcast inchiesta sulla OnlyFans economy scritto da Daniele Vaschi e Andrea Franceschi e prodotto dal Sole 24 Ore, ad aggiudicarsi il prestigioso riconoscimento per il miglior Podcast dell’Anno, conferito dalla giuria d’eccezione de Il Pod – Italian Podcast Awards e selezionato tra i vincitori delle 18 categorie in gara.
“Racconti da Gaza”, il podcast dedicato alle storie dalla Striscia e dalla Cisgiordania del reporter Valerio Nicolosi, ha ricevuto il Premio del Pubblico Amazon Music grazie al voto di 5.430 ascoltatori su un totale di 43.079 voti ricevuti. “Troubles – Una storia irlandese”, il podcast documentario di Samuele Sciarrillo che racconta le battaglie indipendentiste dell’IRA negli anni ‘90, è stato insignito il premio per il miglior Podcast Indie 2024, selezionato tra i vincitori delle 3 categorie dedicate agli Indie (informazione, intrattenimento e narrazione).
Il Premio Piacenza, la novità di questa edizione, assegnato dal Comune della Primogenita che ha ospitato la manifestazione e dedicato ai podcast rivelazione, è stato conferito a due produzioni: “Wild Baricco”, la conversazione tra lo scrittore Alessandro Baricco e il giornalista de Il Post Matteo Caccia e “Cineastri”, il prodotto di Audible che, attraverso le voci di Adrian Fartade e Luca Perri, offre un inedito punto di vista sui grandi titoli della settima arte a tema “astrale”. Un riconoscimento speciale, come Storia del Podcast Italiano è andato a “Morgana” di Michela Murgia, la scrittrice scomparsa lo scorso anno, e Chiara Tagliaferri che ha ritirato il premio insieme a Rossana De Michele.
Sono inoltre stati premiati i migliori podcast delle 18 categorie tematiche in concorso, selezionati tra 136 finalisti. Per la categoria Benessere il vincitore è “Love Bombing” di Roberta Lippi (Storielibere); per Business “Comprami” di Daniele Vaschi e Andrea Franceschi (Sole 24 ore); per Comedy “Scusa il vocale lungo” di Luciana Maniaci, Francesco d’Amore e Francesco Aricò (Storytel); per la categoria Cultura è invece “L’invasione” di Luca Misculin e Riccardo Ginevra (Il Post).
Per la categoria Diversity un ex aequo è andato a “Se domani non torno” di Silvia Boccardi (Will) e “Milano è il diavolo” di Federica Capozzi (indie). È invece “Troubles – Una Storia Irlandese” di Samuele Sciarrillo (indie) ad aggiudicarsi il premio per il miglior Documentario. Per la categoria Green, il premio è stato conferito dall’award partner ufficiale Iren Mercato a “Ghiaccio sottile” di Lorenzo Pavolini e Davide S. Sapienza (Fram Produzioni per RaiPlay Sound). Miglior Host è “Chiedilo a Barbero” di Alessandro Barbero e Davide Savelli (Chora Media in esclusiva per Intesa San Paolo).
Nelle tre categorie Indie, a vincere sono stati “Racconti da Gaza” di Valerio Nicolosi per Indie-Informazione; “Brutto, un podcast bello” di Alessandro Longoni, Riccardo Poli e Beppe Salmetti per Indie-Intrattenimento e Troubles – Una Storia Irlandese di Samuele Sciarrillo per Indie-Narrazione. E ancora: per la categoria Scienza si è aggiudicato la vittoria “Abissi. Diario dai fondali del Pacifico” di Francesca Buoninconti e Donato Giovannelli (Rai Radio 3 per RaiPlay Sound); per News “Racconti da Gaza” di Valerio Nicolosi (indie). M
iglior Sound Design a “Dove nessuno guarda – Il caso Elisa Claps” di Pablo Trincia (Sky Italia, Sky TG24 e Chora Media); per la categoria Script il riconoscimento a “L’invasione” di Luca Misculin e Riccardo Ginevra (Il Post); per Sport un ex aequo a “La favola del rugby” di Peter Freeman (RaiPlay Sound) e a “Perché sei femmina. Sogni, calci e colpi di testa. Una storia di calcio femminile” di Marta Mason (Storie Avvolgibili). Hanno vinto, infine, nella categoria Talk, “Passa dal BSMT” di Gianluca Gazzoli (indie) e nella categoria True Crime, “Dove nessuno guarda – Il caso Elisa Claps” di Pablo Trincia (Sky Italia, Sky TG24 e Chora Media).
La giornata
Una giornata che ha visto il proprio culmine alla sera per le premiazioni. Il cortile di Palazzo Farnese ha fatto registrare il tutto esaurito: tanti, tantissimi i giovani che hanno presenziato, impazienti di incontrare i propri podcaster preferiti, scattare selfie con loro, farsi firmare un autografo. Entusiasmo alle stelle, spettatori provenienti anche da altre province, per un evento che a pochi giorni dal Tour de France ha contribuito a mantenere Piacenza sulla strada giusta. Concetto ribadito dal sindaco Katia Tarasconi e dal presidente della Fondazione di Piacenza e Vigevano, Roberto Reggi, saliti sul palco per un saluto alla oceanica platea.
I protagonisti
A presentare la serata sono stati Maura Gancitano, filosofa e scrittrice, e Marco Carrara, Giornalista e conduttore televisivo.
Ma dopo i saluti e le presentazioni ha preso la parola uno dei protagonisti più amati di questo mondo, Stefano Nazzi.
“E’ uno strumento nuovo, che poi non è neanche più tanto nuovo, ma è uno strumento straordinario per raccontare storie, per ascoltare storie. Quindi è un nuovo strumento, un nuovo media in un momento in cui i media tradizionali sono oggettivamente in crisi di contenuti e quindi per questo penso che tanti ragazzi si avvicinino ai podcast. Che la televisione, in questo momento, non abbia tante offerte creative di qualità è un dato di fatto, questo sta succedendo, e quindi si cerca altrove quello che non si trova più”.
Il racconto come momento di incontro
Un mare di selfie e strette di mano anche per il celebre divulgatore scientifico Adrian Fartade, che si è concesso molto volentieri ai tanti fan.
“Io credo che la cosa di cui abbiamo bisogno sia un modo per arrivare in tanti modi diversi, in tante forme diverse a tanto pubblico diverso. Per cui la cosa che a me emoziona è che non solo ci sono giovani in sé come categoria, ma ci sono persone che arrivano da tante diverse estrazioni, lavori, campi di studio. Il bello del podcast è che recupera una tradizione di racconto di migliaia di anni, nata ancora prima che potessimo scrivere, in cui ci sono storie che vogliamo raccontarci. Quindi finché ci sono storie ci saranno persone che vogliono raccontarle e ascoltarle”.
“Quindi i podcast funzionano perché sono contenitori di qualsiasi tipo di storia e quindi incontriamo qualsiasi tipo di persona. E avere posti dove persone che altrimenti non si incontrerebbero riescono a stare insieme è una delle cose più importanti che possiamo fare per il nostro futuro, specialmente in un mondo così polarizzato e diviso. Quindi questi sono momenti in cui possiamo trovare le cose che ci uniscono e il fatto che una di queste sia raccontarci storie è la cosa più emozionante”.
Perché i podcast hanno così successo?
Ma perché i podcast hanno così tanto successo tra i giovani? Lo abbiamo chiesto proprio alla madrina della serata, Maura Gancitano.
“Il podcast è un mezzo di espressione ma anche un mezzo di apprendimento e di coinvolgimento delle persone, quindi tocca i giovani perché se ne fruisce online e quindi è facile che tocchi giovani, in realtà poi è trasversale, quindi persone di tante generazioni diverse ascoltano podcast, creano podcast e sono interessati a quello che accade. Però appunto le persone giovani possono anche creare dei podcast a scuola per raccontare qualcosa, per esprimere, per apprendere anche”.
“I podcaster, di solito, hanno una formazione che cercano di diffondere, quindi possono essere scienziati, giornalisti, filosofi, umanisti che cercano di trasmettere attraverso il podcast alcune delle cose che conoscono in una maniera semplice e accessibile, perché poi è questo lo strumento del podcast. I podcast di solito cercano di farti capire e quindi si mettono anche molto nei tuoi panni partendo da zero, non chiedendo prerequisiti. In questo sono diversi dai libri perché magari i libri possono essere più specialistici, invece il podcast ha sempre l’ascoltatore e l’ascoltatrice come target a cui arrivare”.
Dello stesso parere Andrea Colamedici
“Il podcast è fatto di due grandi anime: quelle grandi aziende in realtà che hanno le risorse, hanno la visione, poi ci sono tantissimi ragazzi e ragazze, uomini e donne che indipendentemente sviluppano il proprio progetto. L’idea è proprio quella di premiare da una parte i podcast indie, quindi indie informazione, indie intrattenimento, indie documentari e poi tutte le altre categorie, cercando di tirar fuori la qualità di un mondo che è in esplosione ancora, e che ha tutti i crismi per diventare una delle modalità con cui raccontare le storie non soltanto andando fino in fondo nella capacità di approfondire, ma anche appassionando come poche altre cose”.
Il podcast soppianterà mezzi più tradizionali come per esempio il libro?
Ma i podcast soppianteranno forme di comunicazione come per esempio il libro? Oppure i giovani continueranno a farsi una cultura anche con i mezzi tradizionali? Una domanda che abbiamo posto a Nicola Lagioia, scrittore e conduttore radiofonico italiano, direttore del Salone internazionale del libro di Torino dal 2017 al 2023.
“No, il libro è insoppiantabile. Questa cosa la dicevano anni fa con le serie TV. Quando vennero poi le serie TV, dissero, ah ma le serie TV rimpiazzeranno i libri: invece oggi il libro gode di una salute maggiore delle serie TV. Nessun mezzo soppianta nessun altro, la letteratura non soppianta il teatro, il cinema non soppianta la letteratura, le serie TV non soppiantano il cinema, il podcast non soppianta la radio per esempio. Quindi evidentemente abbiamo bisogno di forme espressive diverse che possono tutte quante convivere e la cosa più interessante che potrebbe succedere è che si contaminino, che siano d’ispirazione l’una per l’altra”.
“Il podcast è una relativamente nuova forma espressiva che mette al centro una cosa che noi ormai facciamo di rado, cioè l’ascolto, il fatto di ascoltare un racconto, ascoltare la voce. La voce è il nostro primo mezzo espressivo, quindi il podcast ci riporta ad una cosa molto antica, cioè il racconto orale, attraverso una tecnologia moderna, contemporanea, perché senza rete il podcast non sarebbe immaginabile. Quindi salda questi due momenti importanti della storia dell’umanità ed è, ripeto, un mezzo caldo, la gente si sente coinvolta e appunto quello che sta succedendo stasera lo dimostra”.
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