È iniziato tutto da un post Facebook apparso su un noto gruppo di Piacenza, dove una ragazza con poche lapidarie parole poneva in adozione il suo cane, una piccola e giovanissima simil Pitbull; nel post si poteva leggere chiaramente che la cagnolina non fosse né “microchippata e sterilizzata”, ella incitava gli interessati a “non farle perdere tempo”, e di “venirla a prendere a Fiorenzuola”.
Ovviamente il post non è passato inosservato e subito alcuni cittadini – di seguito anche gli Uffici preposti del Comune Fiorenzuolano – lo hanno segnalato alle Guardie dell’Enpa; la preoccupazione principale era nella mancata microchippatura della Pitt, un cane di razza molossoide, che veniva dato in adozione in maniera spiccia e decisamente poco consapevole.
“Ad un primo contatto telefonico, abbiamo spiegato alla signora che prima di cedere il cane avrebbe dovuto obbligatoriamente – vista la L.R. 27/ 2000 – eseguire la microchippatura del cane, intestandolo a suo nome, questo per tutelare l’animale e come il microchip fosse una tutela indispensabile per evitare facili abbandoni da parte di terzi nel momento in cui lei lo avesse ceduto”, spiega il Capo Nucleo delle Guardie zoofile Michela Bravaccini.
“La signora lamentava una carenza economica tale da impedirle di microchippare il cane, ma l’abbiamo invitata a rivolgersi al Comune di Fiorenzuola D’Arda il quale le sarebbe sicuramente venuto incontro, arrivando anche ad offrirle l’inserimento del microchip da parte di un veterinario del posto in forma completamente gratuita”.
Malgrado i tentativi di seguire l’iter di legge più che conciliatori addirittura favorevoli alla donna, la stessa continuava anche tramite la cognata ad inserire post di adozione su vari gruppi, usufruendo della disponibilità di associazioni animaliste a cui nascondeva il fatto che il cane non fosse microchippato e che ci fosse già un iter a suo carico per compensare la mancanza.
A quel punto l’azione delle Guardie si è fatta più perentoria; le stesse sono andate più volte al domicilio della signora per verificare lo stato detenzione della cagnolina; la donna però si è resa non solo irreperibile, ma ha fatto sì che il cane venisse ceduto come un bagaglio da una mano all’altra alla stazione dei treni. Forte del fatto che l’animale non fosse più reperibile (avendo evitato di inserire il microchip di identificazione) ha ingaggiato con le Guardie una conversazione che ben presto ha rivelato scenari veramente disgustosi ed orripilanti.
“La signora, che si definisce sul suo account Facebook una sex worker online virtuale, ovvero una prostituta che lavora online, nel suo sproloquio con le Guardie, oltre a utilizzare epiteti offensivi, denigratori, arrivando ad augurare la morte per malattia direttamente al Capo Nucleo, ha inviato alla stessa delle terribili foto che esprimono tutto quello che c’è di malato ed insano nella natura umana, foto che ritraevano animali seviziati sessualmente, in una di quelle foto si intuiva che uno di quei poveri cani fosse proprio una femmina di pitbull”.
Il Nucleo delle Guardie zoofile di Enpa a quel punto, ha agito massivamente e senza la minima incertezza provvedendo a rintracciare con pochi sforzi il sito dove la cagnolina è attualmente detenuta ovvero un comune in provincia di Venezia, con nome cognome e indirizzo dell’attuale detentrice, rapportando tutto quanto in una Notizia di Reato a carico della signora proprietaria del cane che è stata identificata e denunciata per abbandono di animale 727c.p., maltrattamento di animali 544ter per zooerastia (perversione dell’istinto sessuale che porta ad avere rapporti sessuali con animali), interruzione di pubblico servizio art 340 c.p. ed infine violenza a Pubblico Ufficiale art.336 c.p., il tutto ora è al vaglio della Procura dalla Repubblica di Piacenza.
“Purtroppo i cani di razza Pitbull come la maggior parte dei cani di razza molossoide, malgrado siano di indole dolce e mansueta, sono spesso soggetti a pessime adozioni, sono vittime di loschi figuri, di veri e propri delinquenti di basso rango, che li utilizzano per i combattimenti, per traffici clandestini, li vendono sui social sfrontatamente, soprattutto le femmine di Pitt bull, Amstaff, sono i soggetti più fragili che vengono utilizzati senza scrupoli come fattrici fino allo sfinimento… fino alla morte, non sono loro i mostri, ma lo sono le persone orribili a cui spesso vanno in mano”, conclude la nota di Enpa.
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