Daniele, imprenditore in Cina: “Mascherine destinate all’Italia sequestrate da altri paesi” – VIDEO

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“Bisogna assecondare quello che le autorità ci chiedono di fare. E va fatto in ottica di bene comune”. Radio Sound ha ospitato Daniele Prandelli, imprenditore italiano in Cina. Prandelli ha parlato dell’emergenza Coronavirus affrontando tutte le sfaccettature della vicenda. Anche le più delicate e scomode.

Daniele Prandelli, ha rapporti di lavoro con la Cina dal 1995. Dal 2010 risiede stabilmente in Cina con la famiglia a Ningbo a circa 1.200 km da Wuhan, ora svolge l’attività di consulente industriale. La sua zona, come tutte le province cinesi è stata messa in quarantena.

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“Vivere con tranquillità la quarantena, ascoltare le autorità e rispettare i decreti”

“Siamo rimasti in quarantena fino a lunedì scorso, abbiamo seguito le indicazioni e siamo rimasti al sicuro. Formalmente in Cina la quarantena rigida è finita, ma le persone sono ancora restie a uscire. Inoltre sono ancora vigenti alcune norme; per esempio i controlli effettuati sui lavoratori prima di entrare nelle aziende, l’obbligo di indossare la mascherina quando si esce, i controlli sanitari lungo le strade”.

“Questo momento di restrizioni lo abbiamo vissuto con relativa tranquillità: non è mai mancato nulla, anche grazie al sistema di spesa online, uscivamo solo per acquistare alimenti freschi. Per il resto siamo rimasti in casa, dedicandoci ad altro: abbiamo giocato, abbiamo fatto attività fisica, abbiamo cucinato, insomma ci siamo dedicati ad altre attività e ci siamo adeguati con grande calma. Agli italiani dico: serve pazienza, cercate di vivere questo momento con serenità, giocare coi bambini, insomma trovare un nuovo equilibrio. Poi la vita tornerà quella di prima. Qui in Cina, nel momento in cui è stata pronunciata per la prima volta la parola ‘quarantena’, in 24 ore non c’era più nessuno per strada.

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“Bisogna assecondare quello che le autorità ci chiedono di fare. E va fatto in ottica di bene comune. Può essere difficile interrompere le relazioni sociali ma è importante farlo. E poi comunque le relazioni sociali si possono mantenere con altri mezzi: abbiamo tutti il cellulare e il pc”.

“Mascherine sequestrate alle dogane”

“Con la nostra azienda ci siamo trovati coinvolti in una situazione paradossale. Inviamo in Italia materiale utile al contenimento del contagio come mascherine, tute e occhiali. Ma purtroppo succede questo: la merce, prima di arrivare a destinazione, deve passare alcune dogane straniere. E’ lì che gli Stati bloccano e sequestrano i container. Si tratta di materiale utile per contrastare l’epidemia, materiale che fa comodo anche a loro: per questo lo trattengono con delle scuse, anche si tratta di materiale destinato però ad altre nazioni. E’ successo anche con dispositivi destinati all’Italia”.

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Come è stata gestita l’emergenza in Italia?

“Non me la sento di criticare l’operato del governo: non per motivi politici, ma perché questa è una vicenda difficile da gestire. Io sono un imprenditore in Cina e so quanto è difficile gestire le emergenze. Vedo solo due soluzioni. Una è il vaccino, che però ora non è disponibile. La seconda è il blocco come è avvenuto in Cina: quando hanno scoperto l’epidemia, i cinesi hanno subito bloccato tutto. Certo, quello che è stato fatto in Cina, nei modi e nei tempi, difficilmente potrà essere replicato in altri stati. L’Italia non ha la possibilità di bloccare l’intera nazione, non oso immaginare le conseguenze che deriverebbero da questo provvedimento”.

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Dove nasce il virus? La Cina è la vera origine?

“Alcuni miei parenti hanno lavorato a Wuhan e sono circolate dozzine di storie, più o meno fantasiose. La cosa certa è che il virus è passato dai pipistrelli all’uomo. Poi, come questo sia accaduto nella pratica non è chiaro. Non è nemmeno certo che sia stata Wuhan la prima fonte dell’epidemia. C’è una commissione di indagine mirata ad accertare come sia avvenuto il primo contagio da animale all’uomo. Certo dare la colpa ai cinesi, per esempio per i loro stili alimentari, non è giusto: il virus potrebbe essere stato trasmesso in mille modi differenti. Anche le voci inerenti un presunto laboratorio dove il virus sarebbe stato creato: il virus è naturalmente presente nei pipistrelli, perché avrebbero dovuto crearlo in laboratorio?”.

La censura cinese

“La censura in Cina esiste ma non è oppressiva. Esiste un grosso orecchio digitale che intercetta titoli, nomi e soggetti sensibili. Funziona così. Qualsiasi comunicazione passa attraverso dei filtri; se nello stesso giorno, nella stessa area, lo stesso messaggio viene riproposto più volte divenendo trend topic, l’attenzione si alza e a questo punto le istituzioni si muovono. Io mi sento libero di parlare con voi, un’emittente italiana: non sto facendo propaganda. Ma se dopo questa intervista iniziassi a scrivere sui social, effettuare telefonate e inviare messaggi verrei certamente richiamato all’ordine. Coloro che fanno propaganda a favore della democrazia, senza dubbio sono sottoposti a controlli stringenti”.

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