Il vescovo monsignor Gianni Ambrosio ha incontrato le autorità civili e religiose della provincia per porgere gli auguri di Natale.
“Un cordiale saluto a tutti voi, cari sindaci e amministratori che, a vario titolo, siete responsabili della cosa pubblica. Rivolgo un particolare saluto alla sindaca della nostra città Patrizia Barbieri e al Prefetto Maurizio Falco; insieme al Questore Pietro Ostuni e a tutte le autorità militari”. Ha detto Ambrosio. Il vescovo ha toccato tanti argomenti, auspicando in particolare una maggiore vicinanza della politica ai cittadini.
Risulta faticoso trovare convergenze e visioni condivise dell’avvenire sociale; viene progressivamente a mancare la fiducia negli altri e la speranza nell’edificazione di una buona convivenza. L’ultimo Rapporto del Censis (il 53°) descrive una situazione piuttosto inquietante del nostro Paese. Se è vero che il Censis ricorre volentieri alle tinte forti, è anche vero che l’esperienza quotidiana ci attesta una notevole mancanza di fiducia.
Spesso si attribuisce questa mancanza di fiducia alla politica e ai politici; a coloro che hanno il compito di vigilare sul bene comune e sull’interesse generale. Si dimentica però che la crisi della politica, che ha molte motivazioni, è anche dovuta all’enorme potere che l’economia e soprattutto la grande finanza hanno ottenuto; un potere che può decidere le sorti di intere nazioni e del mondo intero. Questo è un cambiamento epocale che dovrebbe sollecitare un serio dibattito.
Ma la crisi della politica – non solo in Italia e in Europa, ma anche in altre parti del mondo – è pure dovuta all’affievolirsi del bene comune e dell’interesse generale da parte dei politici e da parte dei cittadini. Se vi sono ambizioni personali smisurate, se si procede su calcoli elettorali; se si fanno promesse che non possono essere mantenute, allora la politica si allontana dalla vita reale dei cittadini, si priva di quelle necessarie visioni a lungo termine, si riduce a comportamenti demagogici insopportabili.
Tuttavia occorre ricordare che non sono pochi quelli che vivono la politica come servizio. E soprattutto ricordare che una società non può fare a meno della politica, la quale è l’affermazione di un ‘noi’ societario, di un ‘insieme’ che trascende i particolarismi, gli interessi individuali e che definisce le condizioni di una vita condivisa.
Certo, non è facile svolgere questo compito della politica in un contesto individualistico che attraversa l’Italia, l’Europa e non solo. Oggi ci si nutre dell’affermazione dell’io individuale, ignorando l’altro o anche a scapito dell’altro. Questo è il fiato terribilmente corto di una visione culturale individualistica. Cultura che vede l’uomo solo come un individuo, anzi come un consumatore, la cui felicità consisterebbe nel profitto, nel guadagno e nel consumo.
Abbiamo bisogno di un respiro più profondo e di un orizzonte sociale più aperto per fare spazio alla politica. Questo lavoro di ricostituzione dell’orizzonte del bene comune sarà lungo, richiederà fatica e pazienza. Ma è il necessario impegno per il nostro futuro e in particolare per il futuro delle nuove generazioni.
IL DISCORSO INTEGRALE DEL VESCOVO
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