“A Betlemme niente sveglia il torpore della città. In ogni tempo c’è una città che, ignara di tutto, è chiusa nel proprio mondo, assopita”. Da duemila anni fa a oggi, il mondo è profondamente cambiato ma, in fondo, tutto è rimasto come allora. A parlarne è il vescovo mons. Adriano Cevolotto nella messa della notte di Natale in Cattedrale a Piacenza.
A Betlemme c’era chi non voleva essere disturbato
In quella notte le porte erano rimaste chiuse per la Santa Famiglia, proprio mentre Maria stava per dare alla luce Gesù. C’era “chi, probabilmente, aveva risposto a Giuseppe che non c’era posto; chi, stizzito, aveva preteso di non essere disturbato; chi aveva reagito con insofferenza all’ennesimo sconosciuto che bussava alla porta e che per farsi aprire adduceva le scuse più fantasiose: mia moglie sta per partorire… Costoro erano coloro che tranquillamente avevano spento la luce con il «si arrangino… a quest’ora». Senza dimenticare chi aveva aggiunto un qualche improperio all’imperatore che aveva voluto questo censimento. Le orecchie del cuore erano ben tappate e foderate rispetto a tutto ciò che accadeva. Siamo anche noi spesso abitanti di Betlemme, impermeabili a tutto: sia che capiti accanto a noi, sia che succeda lontano”.
Gli angeli rompono il silenzio
A rompere il silenzio ci pensarono gli angeli che diedero ai pastori l’annuncio della nascita del Salvatore: “Destinatari anomali, non previsti dal copione della religione ebraica: trattati come impuri perché non erano in grado di osservare tutte le prescrizioni della legge, guardati con sospetto perché (non sempre senza motivo) autori di imboscate agli ignari viandanti. Era prudente restar loro lontani”.
La salvezza è gratis
Anche a noi – sintetizziamo le parole del Vescovo – giunge un annuncio luminoso: “è nato per voi un Salvatore”. “Proprio per me?” – si chiede il Vescovo -. Dio “si scomoda per me e per noi, che – come avveniva per i pastori (ndr) – non siamo per nulla considerati dal popolo e dai capi. Cosa abbiamo fatto per meritarci tutto questo? Risposta: niente. Anzi, è per voi proprio per il fatto che non avete nessuna presunzione. La grande gioia sta in questo: questo Salvatore è la manifestazione della gratuità della salvezza. È questa la luce che illumina la notte”.
“Il tuo valore – sottolinea ancora mons. Cevolotto – non dipende da te, ma da Qualcuno che ti ama”. Questo dono è gratis; se accolto, mette in condizione di riconoscere da un lato il propria nulla, dall’altro di fare del proprio meglio per costruire la pace. Sono diversi – ha ricordato il Vescovo – i fronti che sul piano internazionale necessitano di un cambio di rotta, dalla violenza e dagli scontri al riconoscimento dei diritti di tutti e alla pace: Iran, Afganistan, Hong Kong, Tigrai, Eritrea, Russia “e in mille angoli della terra dove notte è sinonimo di ingiustizia, violenza, morte”. Qui “il nome di Dio e la sua gloria sono bestemmiati in ogni essere umano colpito, ferito, violato nella sua dignità di figlio di Dio, da Lui amato”.
Dio è potente nell’amore
Nella messa di prima mattina alla Casa circondariale delle Novate, mons. Cevolotto, accolto dal direttore dott.ssa Maria Gabriella Lusi, ha invitato a ripensare al presepe: “Dov’è il tuo posto? In che statuina ti ritrovi?”. “Il presepe – ha aggiunto – è un’istantanea della nostra vita, ma anche un’opportunità di far crescere il desiderio di un cammino. È Natale anche per Gerusalemme e Betlemme assopite. È Natale anche per Erode, ossessionato dal potere vedendo nemici ovunque”.
Il Bambino Gesù “ti viene a cercare ma ti chiede di uscire da casa tua, dal tuo mondo chiuso in sé stesso. Vuole entrare nella tua vita ma perché tu esca dalla prigionia del tuo passato. Il Natale è un bambino che salva: è piccolo perché deve crescere. È potente perché è amore. È allo stesso tempo fragile perché sia custodito e perciò perché tu ti prenda cura. Non dire «come è possibile?», perché «niente è impossibile a Dio»”.
Intasati di cattive notizie
Mons. Cevolotto ha poi celebrato la messa di Natale in Cattedrale alle ore 11 e alle 18 nella Concattedrale di Bobbio.
In questo nostro tempo – è il pensiero del Vescovo nell’omelia – “siamo intasati e stanchi di cattive notizie, nauseati dei toni aggressivi e gridati di fare politica, della permanente delegittimazione reciproca e da ciò che la rappresenta mediaticamente”. “Bersagliati e forse assuefatti alle cattive notizie – ha detto ancora -, sembra imporsi la domanda: c’è posto per il Natale?”.
Il Natale è la Buona Notizia che in un Bambino e nella sua “forza disarmata” incontriamo il nostro Salvatore. La luce dell’incontro con Lui può facilmente spegnersi se Lui con il suo amore non viene ad abitare in noi; possiamo però diventare – ha concluso – audaci messaggeri di buone notizie nell’ambiente in cui viviamo quando disarmiamo il cuore e non alimentiamo gli arsenali di acredine, di risentimento e di ostilità.
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