Nella Cappella Ducale di Palazzo Farnese , fino al 7 aprile 2024, si possono ammirare le tele eseguite nel Settecento dal pittore di corte Ilario Mercanti, detto lo Spolverini. Piacenza rende omaggio all’ultima dei Farnese con la mostra “I Fasti di Elisabetta Farnese. Ritratto di una Regina”, organizzata dai Musei Civici di Palazzo Farnese di Piacenza con il supporto del Comune di Piacenza e in collaborazione con la casa editrice Electa.
Ideata e curata dagli storici dell’arte Antonella Gigli e Antonio Iommelli, l’esposizione ruota intorno a un nucleo di tele, oggi noto con il nome di “Fasti di Elisabetta”, eseguito nella prima metà del Settecento dal pittore di corte Ilario Mercanti detto lo Spolverini (Parma 1657 – Piacenza 1734). Per la prima volta, dopo quasi trecento anni dalla loro migrazione a Napoli – città dove Carlo di Borbone, figlio di Elisabetta Farnese e di Filippo V di Spagna, trasferì i Fasti e gran parte dei tesori artistici appartenuti ai Farnese – sei dipinti, già parte del ciclo, sono esposti a Piacenza, concessi straordinariamente in prestito per quattro mesi dalla Reggia di Caserta e dal Municipio di Parma. Sei importanti prestiti, dunque, che in aggiunta ad altre venti opere – molte delle quali provenienti da collezioni pubbliche e private – consentono al pubblico di ammirare insieme, per la prima volta, i Fasti di Caserta e di Parma, riuniti per tale occasione a quelli già presenti a Piacenza dal 1928.
Un progetto che permette inoltre di far comprendere la grandezza e la cultura straordinarie di una donna singolare come Elisabetta (Parma 1692 – Madrid 1766), la cui ambizione e intelligenza furono largamente note e apprezzate da tutti i suoi contemporanei, in particolare dal re Filippo V, suo consorte dal 1714.
La mostra, patrocinata dal Ministero della Cultura, dalla Regione Emilia-Romagna e dal Comune di Parma, è allestita nella Cappella ducale di Palazzo Farnese di Piacenza, un’elegante sede espositiva che ben si integra nella nobile residenza farnesiana, quest’ultima iniziata alla metà del Cinquecento da un’altra grande donna legata alla potente dinastia, Margherita d’Austria, figlia dell’imperatore Carlo V e moglie di Ottavio Farnese. In questa splendida cornice – un connubio perfetto tra funzione liturgica e celebrazione di un fasto aristocratico – in aggiunta a una serie di ritratti, a un disegno e ad alcune incisioni, è esposto il “Ragguaglio delle nozze della Maestà di Filippo Quinto e di Elisabetta Farnese“, un resoconto dettagliatissimo, dato alle stampe nel 1717, che illustra e descrive il matrimonio per procura tra Elisabetta e Filippo V, nonché i festeggiamenti a loro tributati dalla corte e il viaggio dell’ultima discendente della famiglia Farnese dal piccolo ducato di Parma e Piacenza al grande Regno di Spagna. Tale racconto è enfatizzato dalle più moderne soluzioni di realtà estesa (videoproiezioni, aule immersive, ologrammi) che, attraverso la ricostruzione di narrative, luoghi e ambienti, aiuta i visitatori a far vivere un’esperienza “aumentata” e ad immergersi nei diversi contesti.
La mostra è accompagnata da un catalogo edito da Electa.
Nel 1714 il pittore di corte Ilario Mercanti detto lo Spolverini (1657 – 1734) fu incaricato da Francesco Farnese, duca di Parma e di Piacenza, di seguire tutte le fasi delle nozze per procura di Elisabetta Farnese con Filippo V di Spagna per poterne dare rappresentazioni precise. L’artista, che per tale occasione trasse un numero imprecisato di disegni, dipinse negli anni uno sfarzoso ciclo di tele, noto col nome di “Fasti di Elisabetta” e attualmente diviso tra i Musei civici di Piacenza, il Municipio di Parma e la Reggia di Caserta. Il risultato fu notevole: a differenza, infatti, degli altri Fasti – quelli, ad esempio, detti “di Paolo III” e “di Alessandro Farnese”, commissionati da Ranuccio II ed eseguiti, tra gli altri, da Giovanni Evangelista Draghi e da Sebastiano Ricci – quelli di Elisabetta non rappresentano eventi legati ad un passato glorioso bensì vicende contemporanee rese con grande realismo e vivacità di particolari, tinte e costumi, un risultato dovuto sicuramente agli appunti grafici eseguiti dal vivo dal pittore. Arduo rimane, però, ancora stabilire se il ciclo eseguito dallo Spolverini contemplasse una o più serie e la loro destinazione finale. La critica, infatti, è tuttora divisa tra chi ipotizza tre distinte serie, commissionate per ornare i palazzi di Parma, Colorno e Piacenza; e chi, optando per due serie, parla soltanto di Parma e Colorno. Ciò che è certo è invece il loro destino: nel 1734, infatti, insieme ad altre opere e a preziosi arredi provenienti dalle diverse residenze farnesiane, le tele, per volere di Carlo di Borbone, figlio di Elisabetta e di Filippo V, furono incassate e poco dopo inviate a Napoli e qui spostate da un luogo all’altro. Trasferite a Caserta nel 1859, alcune di esse furono infine imballate e spedite in sotto-consegna, parte a Parma e parte a Piacenza, dove giunsero nel 1928.
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