Dare anche a chi non è ‘tipico’ la possibilità di impegnarsi in ciò che ama, trasformandolo in un lavoro e in un’opportunità, per poi far sì che tale opportunità porti ricchezza, intesa nel suo senso più ampio, alla comunità tutta.
È da questi presupposti che nasce il progetto Hub 104, il progetto del Centro Tice di Piacenza che si candida a diventare il primo incubatore sociale di startup create da ragazzi con disturbi del neurosviluppo.
L’innovazione di Hub104 – che sarà portato avanti grazie al contributo della Fondazione di Piacenza e Vigevano –, consiste nell’incrociare l’attitudine della persona con Disturbi del neurosviluppo e con il bisogno sociale che non ha ancora trovato soluzioni nei servizi presenti sul territorio.
A partire da una riflessione sull’autentico concetto di valore. Come si misura? Quali ne sono gli indicatori? Cosa genera valore, per il singolo e la comunità? La visione di Tice è che, per rispondere a queste questioni centrali dal punto di vista sociale, la mera logica economica non sia assolutamente sufficiente.
Se per molti, infatti, auto imprenditoria significa generare progetti che consentano un sostentamento economico, per Tice lo stesso termine indica, oltre e prima di tutto, la possibilità di aiutare le persone, soprattutto quelle non a sviluppo tipico, a realizzare un’attività per la quale sono portate e dalla quale, facendola, traggono piacere. Se anche in questo caso l’aspetto della sostenibilità è, ovviamente, importante, il progetto vuole però porre l’accento sulle tempistiche del raggiungimento della stessa, che devono necessariamente essere diverse da quelle che governano le logiche dell’economia tradizionale.
Obiettivo generale del progetto è quindi sviluppare una nuova narrativa sul futuro lavorativo di giovani con DNS. Se infatti, molto spesso, il tipo di frasi pronunciate dai genitori di questi ragazzi sono del tipo “Spero di trovargli un’attività che lo tenga impegnato”, o ancora “Qualsiasi lavoretto, purché abbia qualcosa da fare”, la svolta che Tice intende portare avanti implicherebbe, per esempio, frasi di questo tenore: ““Sei bravissimo con la voce, perché non impari a doppiare?”, oppure “Hai mai pensato di mettere a disposizione di altri le tue capacità di socializzazione e la tua voglia di stare con le persone?”, ma anche “Quel disegno che hai fatto è davvero particolare, sai come funziona il mondo dell’illustrazione?”.
Si tratta, in sostanza, di passare dalla necessità di impiegare il tempo, comunque sia, alla volontà di valorizzare un talento. Per far questo, però, è necessario un prerequisito imprescindibile: scoprire i talenti di ogni ragazzo, per poi avere la volontà e gli strumenti per valorizzarli.
“Crediamo che, per essere sempre più efficaci nell’aiuto alle persone – commenta la Presidente di Tice Francesca Cavallini – si debba, paradossalmente, superare la logica dell’aiuto, per vederli invece per quello che sono, persone con alcune peculiarità che li rendono, sotto determinati aspetti, diversi dalla norma, ma che non per questo mancano di risorse e talenti, anche decisamente sorprendenti. Saper vedere davvero tali punti di forza e unicità quando guardiamo ai ragazzi con disturbi del neuro sviluppo è il primo, necessario passo per contribuire alla loro reale emancipazione e soddisfazione, relazionale e professionale. Fare ciò richiede tempo, pazienza, impegno, attenzione. Ma anche fiducia in loro. A Tice siamo profondamente convinti, perché lo sperimentiamo ogni giorno, che quando riuscirà ad adottare questo nuovo tipo di mentalità, da questi ragazzi la società potrà ricevere molto di più di quanto dà loro”.
Per ulteriori informazioni consultare il sito internet www.centrotice.it, la pagina Facebook Tice – Psicologia per gli esseri umani, il profilo Instragram centro_tice e il canale YouTube Centro Tice.
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