“Il pass sanitario e la Costituzione della Repubblica Italiana: strategia per la salute o violazione dei diritti fondamentali?”. E’ il titolo della puntata di IT FROM quBIT, in onda sulle frequenze di Radio Sound con la collaborazione di Spazio Tesla; puntata che ha visto ospite il noto avvocato piacentino, Rosarita Mannina. Al centro del dibattito, ovviamente, il green pass e le sue implicazioni in tema di libertà individuale.
“Quello che sta succedendo ora mi ha ringiovanito perché mi ha portato agli anni in cui ho studiato Diritto. Mai come ora torna d’attualità la questione dei diritti civili”, commenta Mannina prima di ripassare i primi articoli della Carta costituzionale.
“Il primo articolo recita: l’Italia è una repubblica democratica fondata sul lavoro. Domandiamoci se l’introduzione del green pass abbia deviato rispetto a questo principio fondamentale. Il secondo articolo dice: la Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali. I diritti inviolabili sono irrinunciabili, riconosciuti dalla Repubblica. Il terzo articolo dice: tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge. Il quarto articolo riconosce il diritto al lavoro e promuove le condizioni che lo rendono effettivo. Basta leggere questi articoli per capire che siamo davanti a una violazione della Carta Costituzionale. Per non parlare poi della Carta dei Diritti dell’Uomo e la Carta di Nizza del 2000. Il green pass, così com’è formulato, viola il diritto al lavoro”.
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Ma se c’è questa palese violazione, perché permangono queste misure in alcuni casi ricattatorie?
“In nome di questa pandemia lo Stato di Diritto è sospeso. Tutti giustificano questa situazione con il principio secondo cui la tutela della Salute collettiva è superiore ai diritti dei cittadini. Ma qualcuno dovrà prima o poi porsi il problema della violazione di questi diritti: con tutto il rispetto per tutto quello che c’è stato, soverchiare così la Carta costituzionale mi sembra troppo. Inoltre, se è vero che oggi il numero di vaccinati naviga verso l’80% del totale, allora il green pass è totalmente ingiustificato: di fronte a questi dati, la sospensione dei diritti che stiamo vivendo non ha alcuna giustificazione”.
Green pass sul lavoro e tampone valido per 48 ore: in questo senso l’Italia rappresenta un caso unico rispetto agli altri Stati europei.
“Basti pensare a questo: la direttiva che ha introdotto il green pass a livello europeo aveva solo lo scopo di rendere più agibile la circolazione dentro all’Europa. La direttiva in question specifica che questa norma non deve assolutamente avere scopo discriminatorio. La nostra direttiva, invece, è andata oltre perché si è voluto estendere questa normativa anche al tema del lavoro. Questa è una novità tutta italiana: hanno provato a introdurla in Spagna ma ben tre giudici lo hanno impedito, giudicandola incostituzionale. In Germania, invece, i tamponi sono gratis anche per gli stranieri, mentre noi li paghiamo 15 euro. In Belgio non c’è alcun obbligo o green pass per andare al lavoro. L’Italia è stata presa di mira dai suoi stessi governanti”.
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