Giorno del Ricordo, a Piacenza l’11 febbraio iniziativa dell’Istituto di storia contemporanea.
Il 10 febbraio 2020 viene commemorato il “Giorno del Ricordo“. Una giornata istituita con la legge n.92 del 30 marzo 2004. “La Repubblica riconosce il 10 febbraio quale Giorno del Ricordo al fine di conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale“.
In occasione del GIORNO DEL RICORDO, martedì 11 febbraio, è in programma a Piacenza l’’iniziativa: “Voci e volti di donne dai territori d’Istria, Fiume e Dalmazia nel secondo dopoguerra“. La mattinata è promossa da Istituto di storia contemporanea di Piacenza, Associazione delle comunità istriane e Comunità di Lussinpiccolo, Istituto nazionale Ferruccio Parri, Archivio di Stato di Piacenza. Con il sostegno di Con.Cop.ar. e Coop. San Martino. Con il patrocinio di Regione Emilia-Romagna e Comune di Piacenza.
Ore 9.30 Piazza Cittadella 29 – Cappella Ducale del Palazzo Farnese
Intervento di Giusy Criscione: «La conservazione delle radici culturali della presenza italiana e le testimonianze delle violenze e dell’esodo».
Ore 11.00 Archivio di Stato di Piacenza, Palazzo Farnese
Inaugurazione della mostra documentaria: «La donna in Istria e Dalmazia nelle immagini e nelle storie» a cura dell’Associazione delle comunità istriane e dalla Comunità di Lussinpiccolo.
Accesso libero e gratuito alla mostra dall’11 febbraio al 3 aprile 2020. Orari: lunedì – venerdì 9.00 – 13.30; mercoledì – giovedì 9.00 – 17.00. Visite guidate per scolaresche e gruppi su prenotazione scrivendo all’Isrec: istitutostoricopiacenza@gmail.com. Per insegnanti e studenti l’incontro può essere, su richiesta, certificato come attività formativa.Sabato 3 aprile ore 19.00 – 23.00: apertura straordinaria della mostra per “La Notte degli Archivi” di Archivissima 2020 il festival italiano degli Archivi (3-6 aprile 2020).
«Il “giorno del Ricordo”, istituito con larghissima maggioranza dal Parlamento nel 2004, contribuisce a farci rivivere una pagina tragica della nostra storia recente, per molti anni ignorata, rimossa o addirittura negata: le terribili sofferenze che gli italiani d’Istria, Dalmazia e Venezia Giulia furono costretti a subire sotto l’occupazione dei comunisti jugoslavi. Queste terre, con i loro abitanti, alla fine della Seconda Guerra Mondiale, conobbero la triste e dura sorte di passare, senza interruzioni, dalla dittatura del nazifascismo a quella del comunismo.
Quest’ultima scatenò, in quelle regioni di confine, una persecuzione contro gli italiani, mascherata talvolta da rappresaglia per le angherie fasciste, ma che si risolse in vera e propria pulizia etnica, che colpì in modo feroce e generalizzato una popolazione inerme e incolpevole.
La persecuzione, gli eccidi efferati di massa – culminati, ma non esauriti, nella cupa tragedia delle Foibe – l’esodo forzato degli italiani dell’Istria della Venezia Giulia e della Dalmazia fanno parte a pieno titolo della storia del nostro Paese e dell’Europa.
Si trattò di una sciagura nazionale alla quale i contemporanei non attribuirono – per superficialità o per calcolo – il dovuto rilievo. Questa penosa circostanza pesò ancor più sulle spalle dei profughi che conobbero nella loro Madrepatria, accanto a grandi solidarietà, anche comportamenti non isolati di incomprensione, indifferenza e persino di odiosa ostilità.
Si deve soprattutto alla lotta strenua degli esuli e dei loro discendenti se oggi, sia pure con lentezza e fatica, il triste capitolo delle Foibe e dell’esodo è uscito dal cono d’ombra ed è entrato a far parte della storia nazionale, accettata e condivisa. Conquistando, doverosamente, la dignità della memoria.
Esistono ancora piccole sacche di deprecabile negazionismo militante. Ma oggi il vero avversario da battere, più forte e più insidioso, è quello dell’indifferenza, del disinteresse, della noncuranza, che si nutrono spesso della mancata conoscenza della storia e dei suoi eventi. Questi ci insegnano che l’odio la vendetta, la discriminazione, a qualunque titolo esercitati, germinano solo altro odio e violenza.
Alle vittime di quella persecuzione, ai profughi, ai loro discendenti, rivolgo un pensiero commosso e partecipe. La loro angoscia e le loro sofferenze non dovranno essere mai dimenticate. Esse restano un monito perenne contro le ideologie e i regimi totalitari che, in nome della superiorità dello Stato, del partito o di un presunto e malinteso ideale, opprimono i cittadini, schiacciano le minoranze e negano i diritti fondamentali della persona. E ci rafforzano nei nostri propositi di difendere e rafforzare gli istituti della democrazia e di promuovere la pace e la collaborazione internazionale, che si fondano sul dialogo tra gli Stati e l’amicizia tra i popoli.
In quelle stesse zone che furono, nella prima metà del Novecento, teatro di guerre e di fosche tragedie, oggi condividiamo, con i nostri vicini di Slovenia e Croazia, pace, amicizia e collaborazione, con il futuro in comune in Europa e nella comunità internazionale».
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