«Dopo la scoperta della tomba di Tutankhamon ad opera di Howard Carter nel 1922, altre grossi ritrovamenti non è che ce ne siano stati. Durante la XX dinastia “ramesside”, importante fase storica e periodo apicale della civiltà faraonica, durante il quale s’intensificarono i tentativi di saccheggio delle tombe reali a seguito del dilagare della corruzione. Da qui la necessità di proteggere la necropoli reale di Tebe (l’attuale Luxor) attraverso il trasferimento delle mummie in zone meno accessibili, posizionate in chachettes (tombe collettive, nascondigli). Il protagonista di questa operazione fu lo scriba della necropoli reale Butehamon, incaricato da Ramses XI di nascondere i sarcofagi». Questo – e tanto altro – racconta l’egittologo Giacomo Cavillier nel volume “L’ultima dimora – L’era della Rinascita e le chachettes reali tra Tanis e Tebe” (Edizioni Kemet), presentato dallo stesso autore al PalabancaEventi di via Mazzini: un’iniziativa della Banca di Piacenza collegata alla mostra in corso a Palazzo Gotico “Egitto svelato” (fino al 26 febbraio, informazioni su www.mostraegittopiacenza.it), organizzata dal Comune di Piacenza e di cui il popolare Istituto di credito è principale sostenitore.
Il condirettore generale della Banca Pietro Coppelli, nel presentare l’illustre ospite definendo il libro «molto interessante dal punto di vista storico e scientifico», ha sottolineato il positivo andamento della mostra, con tanti visitatori anche da fuori provincia e il coinvolgimento di numerose scolaresche. «Siamo già a 12mila presenze – gli ha fatto eco l’assessore alla Cultura del Comune di Piacenza Christian Fiazza – e siamo molto soddisfatti del successo di una iniziativa che ci ha dimostrato quanto sia importante fare rete per lo sviluppo della cultura nella nostra città e quindi del territorio. Ed è per questo motivo che ci siamo rivolti alla Banca di Piacenza, che ringrazio, perché nessuna meglio di lei conosce il territorio stesso».
Il prof. Cavillier – docente presso l’Università del Cairo, direttore della missione archeologica italiana a Luxor e direttore del Centro studi di Egittologia e Civiltà Copta “J.F. Champollion” con sede a Genova, Il Cairo e Luxor, componente dell’International Egyptologists Association – ha spiegato all’attento pubblico la sua personale sfida con Butehamon, che dura da 25 anni: «In quei luoghi ci si alza alle 4 del mattino e si può lavorare fino alle 11, dopo il sole e il caldo non ti permettono di stare all’aperto alla ricerca delle mummie reali, che lo scriba di Ramses XI ha nascosto molto bene. Io qualche scoperta l’ho fatta, ma è veramente difficile scovare queste tombe collettive, anche perché Butehamon ha collocato falsi indizi, che ogni volta ti portano fuori strada. Ma il lavoro non si ferma, perché sono convinto, come capo dei progetti di ricerca “Butehamon” e Kay” dedicati allo studio e alla scoperta di nuove chachettes nella necropoli tebana, dell’importanza e della portata storica e culturale che il regno di Ramses XI ebbe per le successive trasformazioni della civiltà egizia».
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