Dopo il ritrovamento di Ritratto di Signora, il mistero intorno al dipinto di Klimt resta fitto. Nel corso di due decenni se ne sono sentite di tutti i colori e, per questo motivo, di fronte a questo ennesimo episodio gli inquirenti mantengono la massima prudenza. Parliamo della lettera inviata al quotidiano locale Libertà da due uomini piacentini di circa 60 anni. Lettera nella quale i due confessano di essere gli autori del furto dell’opera. I due parlerebbero di una ricompensa pagata nel 2015 dalla Banca di Piacenza a un intermediario: ricompensa proprio per riavere il dipinto trafugato nel 1997.
La polizia sta interrogando i due piacentini, valutando attentamente la veridicità delle loro parole. Secondo alcune indiscrezioni, i due piacentini avrebbero confessato il furto del Klimt per un motivo ben preciso; la coppia era sotto processo per altri furti compiuti in questi anni: sarebbe stato dunque un tentativo di ottenere sconti di pena o clemenza, in cambio di un aiuto fattuale e concreto nelle indagini sul Klimt.
Stefano Torre: “Un’operazione di marketing?”
Intanto sui social network la vicenda legata a Ritratto di Signora è il leit motiv e, tra il serio e il faceto, spuntano le più varie teorie. Prendiamo per esempio il “sindaco bionico” Stefano Torre che si chiede: “E se fosse una operazione di Marketing, durata più di vent’anni, congegnata in modo da trasformare un quadro praticamente sconosciuto un un’opera d’arte famosissima?”.
“Io credo che sia proprio così, credo che qualcuno, un genio, abbia pensato fin dall’inizio tutta la vicenda, ed abbia, per quanto gli è stato possibile, cercato di fare in modo che si svolgesse proprio così”.
“Credo che fin dall’inizio ci fosse l’intenzione di farlo essere un furto quasi surreale; un furto scoperto il giorno prima della discussione in consiglio comunale della mia interpellanza sul rischio di furti nella galleria Ricci Oddi, dovuto ad un sistema di allarme assolutamente inadeguato”.
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