Politica

Fratelli d’Italia boicottati, il centrosinistra: “Nostro diritto scegliere il silenzio”. FdI replica: “I consiglieri protestino pure, ma la giunta deve rispondere per rispetto ai cittadini”

Non cessano le polemiche in merito alla decisione da parte della giunta comunale di non concedere risposte a Fratelli d’Italia durante l’ultimo consiglio comunale. Una protesta silenziosa, come l’ha definita il sindaco Katia Tarasconi, per replicare al comportamento dei consiglieri di FdI: Nicola Domeneghetti, Gloria Zanardi e Sara Soresi. I tre, nel corso dell’assemblea del 28 febbraio, avevano mostrato una t-shirt raffigurante Pinocchio e uno striscione con la scritta “vergogna”. Un modo per contestare la giunta in merito all’aumento dell’Irpef. Nel corso dell’ultima seduta, l’amministrazione non ha risposto agli ordini del giorno presentati da Fratelli d’Italia, per una “questione di rispetto”. La scelta dell’amministrazione è stata contestata ovviamente Fratelli d’Italia, ma anche da Alternativa per Piacenza. Nonostante le posizioni politiche e ideologiche diametralmente opposte rispetto ai colleghi di opposizione, Stefano Cugini e Luigi Rabuffi hanno definito inaccettabile la decisione del sindaco di non rivolgere la parola a FdI.

Sul caso interviene oggi la maggioranza di centrosinistra

Abbiamo letto i contemporanei comunicati dei gruppi consiliari di fratelli d’Italia e di alternativa per piacenza sulla stampa locale e non abbiamo potuto non notare una singolare consonanza di tono e di argomenti fra il gruppo che dovrebbe collocarsi all’ala più a sinistra dell’arco politico con quello più a destra dello stesso arco.

L’accusa che viene mossa ai gruppi consiliari di maggioranza con toni aspri da entrambe le parti è relativa al nostro silenzio in aula durante la discussione dei tre ultimi ordini del giorno. Vogliamo sottolineare che questo nostro comportamento è stato frutto di una libera scelta politica presa a maggioranza dopo una altrettanto libera discussione interna. Come già più volte sottolineato non esiste un ” grande fratello” e non siamo burattini in mano ad alcuno.

Il diritto di scegliere di tacere in una democrazia equivale perfettamente al diritto di esprimersi, perché è una legittima forma  di espressione.  Dalle reazioni suscitate in alcune parti delle opposizioni è evidentemente anche uno strumento efficace. Per cui è possibile che a fronte di nuovi comportamenti provocatori, denigratori, insultanti, venga da parte nostra ancora applicato: non si tratta di fare dispetti, si tratta di rispetto reciproco.

Chi vuole rispetto porti rispetto.  Noi siamo pronti al dialogo sempre con chi è pronto come noi al dialogo costruttivo.  Naturalmente in un regime democratico esiste il diritto di inscenare la propria posizione nelle forme che si ritengono più opportune, ma non si pretenda che le parti avverse non abbiano gli stessi  diritti.  Auspichiamo comunque che ritorni un buon clima politico in aula perché fa bene a tutti.

Nota a cui replicano a loro volta i consiglieri di Fratelli d’Italia

Non sorprende constatare che i consiglieri di maggioranza fatichino a comprendere che motivo del nostro disappunto non è stato il loro silenzio, ma quello della Sindachessa e dei suoi delegati, deputati ad esprimere il proprio parere sugli ordini del giorno.

Si stupiscono del fatto che i toni usati dalla destra e dalla sinistra (quella non loro alleata), nei loro confronti, siano i medesimi. All’evidenza, non fanno nemmeno lo sforzo di pensare che, indipendentemente dalle differenti idee politiche, il comportamento della Sindachessa e dei suoi delegati sia risultato penosamente altezzoso e strafottente. Un comportamento irrispettoso nei confronti dei consiglieri comunali di opposizione e dei cittadini che essi rappresentano.

Un silenzio, quello della Sindachessa e dei suoi delegati, che neppure vagamente può essere giustificato come ritorsione politica ad una nostra precedente protesta, con magliette e striscione. Protesta per altro repressa violando precise norme regolamentari da parte del Presidente del consiglio comunale.

Il “mutismo” di Tarasconi e company ha di certo leso un tradizionale percorso istituzionale che vede l’esecutivo esprimersi sugli atti di indirizzo dell’opposizione.

Ma tant’è: chi semina vento, raccoglie tempesta.

La nota dei consiglieri di centrodestra

Anziché stupirsi perché gruppi consiliari politicamente distanti, come Fd’I e APP, hanno condiviso una rimostranza, i consiglieri di maggioranza dovrebbero molto riflettere.

Riflettere sulla gravita di un gesto pesante come la chiusura del dialogo e del confronto nella sede che dovrebbe mettere questo al centro per il bene di Piacenza.

Ma noi sappiamo non confondere i ruoli del Consigliere e del Sindaco con i suoi assessori delegati: è certo facoltà di ogni consigliere e di ogni parte politica portare avanti le proprie istanze con i metodi – previsti dalle norme – che si è capaci di mettere in pratica, ivi compreso il mutismo, seppur il chiudersi al dibattito è una sconfitta che dimostra i propri argomenti o la propria convinzione inadeguati al confronto per l’obbiettivo comune “Piacenza”.

Grave l’atteggiamento del sindaco

Assistendo a questo teatrino avvilente che di certo non rende i piacentini orgogliosi, siamo invece sbigottiti dalla gravità dell’atteggiamento del sindaco e dell’amministrazione.

Chi amministra deve infatti ricordarsi sempre che non rappresenta se stesso ma l’intera comunità, composta sia da votanti propri che non.

Un sindaco e i suoi assessori delegati rappresentano l’Istituzione e guai a svilirne il ruolo, la terzietà e l’autorevolezza. Guai a dimostrare che si è sordi alle istanze dei cittadini, al di la delle loro posizioni, idee e modi, se leciti, e dei temi che si sollevano e che si opera con arroganza, dichiarandolo pure.

Nell’ultimo  Consiglio comunale si decideva proprio delle enormi risorse che, con tasse e tariffe, verranno obbligatoriamente richieste ai cittadini, nonché di tutti i progetti e le iniziative in campo da qui al 2025.

Temi importanti erano oggetto degli “Ordini del giorno” presentati dai colleghi di minoranza; temi condivisibili e condivisi – lo ha dichiarato anche il sindaco – e sui quali a tutti i consiglieri e anche a ogni singolo cittadino sarebbe certo interessato conoscere la posizione di questa nuova amministrazione. Ciò non è stato possibile perché per inaccettabile e infantile ripicca – Tarasconi ha ammesso essere così – nessuno dell’amministrazione ha espresso una sola parola sul se, il come e il quando si interverrà.

“A prescindere da quello che viene approvato o meno è poi lei a decidere come vuole”

Peggio: Tarasconi si è spinta a dichiarare che non importa ciò che si delibera: a prescindere da quello che viene approvato o meno è poi lei a decidere come vuole. Senza alcuna remora, chi rappresenta l’Istituzione comunale ha dichiarato che può agire al di la delle delibere, e pertanto delle norme: una dichiarazione non solo arrogante e di cattivo gusto ma soprattutto pesante e inaccettabile.

È poi grave che il Consiglio comunale, massima espressione democratica del territorio, sia delegittimato dallo stesso Primo cittadino con le dichiarazioni e con i fatti. Una deriva, quella imboccata, non tollerabile da chi come noi crede nei valori democratici che incardinano nelle istituzioni i principi di libertà e uguaglianza, ma anche una deriva pericolosa se il tutto avviene nel silenzio generale. Noi non siamo stati zitti in consiglio e non lo siamo ora. C’è poco, democraticamente parlando, di peggio rispetto a quanto avvenuto per mano dell’Amministrazione: di peggio si può solo sospendere il ruolo del Consiglio, ricordando negativi trascorsi certo lontani ma da avere ben presenti. Di fronte a ciò noi non staremo di certo, come il sindaco vorrebbe, zitti e buoni a guardare.

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