Festività, prenotazioni al 70% a Pasqua nei ristoranti piacentini. Lertora: “Numeri incoraggianti, anche se manca il turismo mordi e fuggi”. Lo ha detto il Presidente di Fipe Piacenza a Radio Sound.
Rispetto agli ultimi anni sarà la Pasqua con meno limitazioni – spiega Cristian Lertora – anche se in un momento difficile come questo si sperava di poter lavorare senza restrizioni. Speriamo che a fine aprile venga tolto tutto.
Le prenotazioni per il giorno di Pasqua nei ristoranti stanno andando bene, soprattutto nelle colline piacentine. Siamo al 70%. Discorso diverso per il Lunedì dell’Angelo che da sempre è una giornata legata soprattutto al meteo, se c’è il bel tempo si lavora molto. E’ chiaro però che il turismo mordi e fuggi, frequente nella nostra provincia, sta soffrendo a causa dei rincari. In questo momento, visto il costo di benzina e gasolio, le persone non si spostano per pochi giorni.
QUELLA DI PASQUA SARA’ UNA RIPRESA A META’, LA FIPE LANCIA L’ALLARME:
“RISTORATORI IN GINOCCHIO PER I RINCARI DI ENERGIA E MATERIE PRIME”
Una ripresa ma solo a metà: se infatti la Federazione italiana pubblici esercizi (Fipe) di Confcommercio stima che nei giorni di Pasqua 10 milioni di turisti, tra italiani e stranieri, si metteranno in viaggio su e giù per la penisola, gli incassi attesi per i ristoranti sono però in calo rispetto ai livelli pre crisi. “Una situazione paradossale per la quale da tempo stiamo lanciando allarmi alle istituzioni e che colpirà anche la nostra provincia. – commenta Cristian Lertora, presidente di Fipe Piacenza – È il risultato della ‘tempesta perfetta’ data dall’aumento dei costi di energia e materie prime, alla quale si aggiunge l’inflazione, e le ben note tragedie di questi ultimi anni. I ristoratori si trovano così fra l’incudine e il martello di costi cresciuti a dismisura alla fonte che, per senso di responsabilità, non vengono poi scaricati sul cliente tanto che, come la stessa Fipe ha calcolato a livella nazionale, i prezzi del menu di Pasqua sono in linea con quelli di tre anni fa”.
A gravare sulle spese di un ristorante o di un locale sono gli extra costi che l’industria alimentare, i fornitori di servizi di trasporto e i gestori di energia e carburante scaricano “a valle”. Una tragica “catena di Sant’Antonio” che grava sui titolari di attività pubbliche costretti ad acquistare prodotti a prezzi anche raddoppiati: “Salvo poi fare i salti mortali per tenere quanto più fermi possibile i listini. – rimarca Lertora – Lo facciamo per il rapporto di fiducia reciproca che ci lega alla nostra clientela e perché sappiamo per primi quanto sia difficile oggi conciliare il bilancio familiare con la sacrosanta esigenza di tornare a uscire di casa e a socializzare dopo due anni di pandemia, di lockdown, di limitazioni e di chiusure”.
Secondo un’analisi dell’Ufficio Studi di Fipe-Confcommercio le persone che si accomoderanno al tavolo di un ristorante la domenica di Pasqua saranno complessivamente 5,7 milioni: il 10 per cento in meno rispetto al 2019, di fatto il primo anno con il quale è possibile fare un confronto.
La forma preferita sarà quella del menu degustazione al prezzo medio di circa 55 euro, bevande incluse, per un fatturato complessivo di 317 milioni di euro, e con un una presenza di turisti stranieri (tradizionalmente più propensi sia a mangiare al ristorante che a spendere cifre più importanti rispetto agli italiani) che non supereranno i 3 milioni nel nostro Paese durante il periodo pasquale: una cifra decisamente ben lontana dal periodo pre Covid.
In questa primavera, sottolinea l’analisi, soprattutto le nostre città d’arte si stanno riempiendo di giovani e di turisti provenienti dai Paesi europei vicini all’Italia ma manca il cosiddetto “target alto spendente” (quello formato in particolare da statunitensi, russi e giapponesi) con un conseguente calo di fatturato che sta raggiungendo livelli preoccupanti.
Lertora: “Il senso di responsabilità che contraddistingue i ristoratori continua a rappresentare una garanzia per i nostri clienti ma non si può tirare troppo la corda.
Come Fipe abbiamo già formulato precise richieste alle istituzioni La priorità è quella di creare un patto di filiera che veda tutti gli operatori impegnati a svolgere la funzione di ammortizzatori sociali per evitare rincari a catena e per contenere i prezzi al consumo.
È un onere che deve essere diviso su tutti i protagonisti della filiera ed è l’unica strada per superare anche questa crisi”.
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