Presentata la XXIII edizione del Festival Verdi, dedicato al celebre compositore, in programma dal 16 settembre al 16 ottobre. Gli eventi in programma si terranno a Busseto, Parma, Fidenza e Reggio Emilia. Manca all’appello Piacenza. Lo sottolinea Giampietro Comolli, presidente del Comitato Tratta Piacenza Vie Romee e Francigena Pro Unesco.
“Un programma che mi ha lasciato basito e allibito. Oggi due termini molto in voga, ma reali. Da un lato il ricco e completo “cartellone” del Festival 2023 – mirabilmente promosso e pubblicizzato in Tv e radio nazionali da qualche giorno e non certo a costo zero – a dall’altro lato la “solita” mancanza a qualunque riferimento a “Piacenza”, anche indiretto! Busseto è logico, forse Fidenza e Parma ci stanno per entità geografica-politica superiore, ma Reggio che “ci azzecca?”.
Il Festival “parmense” parte il 16 settembre e dura fino al 16 ottobre 2023; un mese ricco di serate entusiasmanti dedicate alle più importanti opere del maestro (tutte opere pensate in villa Verdi a Sant’Agata di Villanova d’Arda in provincia di Piacenza, a parte il Nabucco milanese), un cartellone ricco con dettagli e personaggi di primo piano che coinvolge tutti gli angoli e tutti i luoghi della città di Parma, non solo i teatri.
Addirittura si parte con un “Verdi per strada” in bicicletta che lascia molto stupiti…ma la comunicazione innovativa è anche quella che “cavalca” le scelte attuali rispetto alla storia. Manca qualunque riferimento alle famose serate spettacolo dedicate a raccogliere fondi per la trasformazione della Villa Verdi di Sant’Agata da bene privato chiuso a bene pubblico aperto a tutti. L’evento è sostenuto da gran numero di sponsor. A parte le istituzioni, con il ministero della cultura in prima posizione che ha avuto un immediato impegno a investire milioni nella destinazione pubblica di Villa Verdi a Sant’Agata nel piacentino, quasi tutti i grandi brand industriali e utilities parmensi ci sono, ma anche Iren e Mediaset, oltre CA, fondazioni e associazioni commerciali.
Già nel 2021 e poi ancor più nel 2022, a seguito anche di alcune forte sollecitazioni popolari, diverse voci autorevoli politiche piacentine si erano spese in modo trasversale e imprenditori si erano dichiarati favorevoli a una “azione condivisa” assegnando a tutti i luoghi verdiani spazi diversi e separati ma in un palinsesto che portasse il nome di Verdi nel mondo, con un progetto e un marchio unico? Mi sbaglio? Ho capito male? Testate locali hanno riportato male?
Addirittura mi era sembrato di capire che “i rapporti” fossero già stati avviati e che le richieste “popolari” fossero superate da una già avviata trattativa di collaborazione e di sviluppo con il Festival preesistente “senza Piacenza”, ma senza andare ad elemosinare uno spazietto con la coda fra le gambe. La imponente campagna pubblicitaria avviata in questi giorni su testate televisive mi ha attratto perché l’investimento non è da poco, perché solo in certe modalità si arriva a colpire l’utente, il consumatore che poi si fa una chiara idea di paternità e di origine difficile da scalfire.
Faccio sempre l’esempio dello scaffale di prodotti a Stoccolma in una notissima catena distributiva mondiale voluta anche a Piacenza con scritto “Coppa di Parma, fatta alla maniera piacentina”, ma ditta di Parma! Oppure, quando ancora oggi, alcuni telegiornali nazionali e stranieri indicano la città di Piacenza in Lombardia! Constatazioni recentissime e non di 30 anni fa!
Una prima domanda è molto semplice: mi sembra che ci sia un “ente” emiliano preposto “Visit Emilia” o Destinazione che si è prodigata sempre a sostenere che certi eventi che coinvolgono più province e più interessi allargati sarebbero stati promossi all’unisono, insieme. Coinvolgendo tutti.
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