Economia

Festival dell’agricoltura: “Coltivare non significa inquinare ma produrre cibo, rovesciamo questa falsa narrazione” – AUDIO

Dalle azioni della politica all’andamento del nostro pomodoro, passando per una riflessione sul nostro ruolo di consumatori. Tanti i temi trattati al Festival dell’Agricoltura, organizzato dal gruppo Libertà allo Spazio Rotative.

Agricoltura, un settore da difendere

Il filo conduttore era, come detto, l’agricoltura, un settore da difendere, come spiega Paolo De Castro, presidente di Filiera Italia e professore di Economia politica agraria all’Università di Bologna.

E’ uno degli impegni che questo governo ha preso, cioè rovesciare una narrazione totalmente sbagliata dell’agricoltura che la vede in contrasto con l’ambiente. Per troppo tempo, negli ultimi vent’anni probabilmente, gli agricoltori sono stati definiti degli inquinatori. In realtà sono i primi produttori di cibo. La sfida del futuro in un mondo che cambia, con un cambiamento climatico che acuisce certe difficoltà proprie dell’agricoltura, è quello di produrre di più e meglio, con meno input di agrofarmaci, di fertilizzanti, con un maggior rispetto dell’ambiente, cosa che tra l’altro i nostri agricoltori fanno meglio di quelli di altri paesi”.

Negli ultimi tre anni i nostri agricoltori hanno ridotto del 12.5% l’uso di agrofarmaci, mentre in altre nazioni vi hanno aumentato. Quindi un’agricoltura nuova, un’agricoltura al centro finalmente anche del ragionamento politico, tante sono state le iniziative, che fa fatti concreti e che ha cambiato, quella italiana, anche la prospettiva europea. E quindi oggi finalmente tante nazioni in Europa, e soprattutto la comunità europea, parla la stessa lingua degli agricoltori. È un punto d’arrivo? No. È un punto di partenza. Dobbiamo riuscire a far capire l’importanza del produrre in Europa, di avere maggior forma di sovranità alimentare, che non vuol dire autarchia, ma vuol dire maggior indipendenza per dare ai nostri agricoltori reddito e possibilità di incidere”.

L’agricoltura e il consumatore

Come detto, però, il convegno ha voluto prendere in considerazione l’agricoltura a 360 gradi, analizzando dunque non solo il punto di vista dei coltivatori ma anche quello dei consumatori. A tal proposito era presente Greta Castellini, ricercatrice dell’Università Cattolica in Psicologia dei Consumi.

A livello di consumi alimentare abbiamo diversi comportamenti e molto spesso anche bizzarri e difficili da comprendere. Pensiamo all’etichettatura “free from”. Oggi come oggi su molti prodotti troviamo appunto il “senza”, quindi senza glutine, senza lattoso, senza grassi: tutti questi nuovi claim che effettivamente stanno affiorando. E come sappiamo il consumatore è molto attratto da questi claim. Quindi ci siamo chiesti da un punto di vista psicologico perché queste etichette fanno leva sul consumatore. Sostanzialmente quello che si è visto è che nel momento in cui il consumatore vede la parola “senza” si apre un mondo psicologico positivo: se “senza quell’ingrediente” vuol dire che fa bene; quindi, ecco perché anche le persone che non sono intolleranti al glutine o che non sono intolleranti al lattosio sono portate a consumare questi prodotti”.

Quando si parla di agricoltura a Piacenza non si può parlare dell’oro rosso, il pomodoro. Un settore che arriva da un’annata difficile come conferma Giuseppe Romanini, presidente OI Pomodoro da Industria Nord Italia.

Quest’anno speriamo in una stagione migliore di quella del 2024, che è stata la peggiore campagna del pomodoro da dieci anni. Devo dire che la filiera, in questo caso una filiera molto organizzata, che vede insieme produttori e industrie di trasformazione, si è ricompattata, si è trovata un accordo di filiera già in gennaio e questa è la premessa per poter programmare una campagna nel modo migliore”.

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