“Voglio rivolgere il mio commosso ringraziamento a tutta la Comunità piacentina; lo faccio da cittadino italiano, prima ancora che da Rappresentante dello Stato sul territorio. Rendo onore a questa terra che ha fornito ancora una volta prova di come si fa squadra, specie nei momenti della estrema necessità e della paura”. Così il prefetto Maurizio Falco durante le celebrazioni della Festa della Repubblica.
“Pur nelle diversità di competenze e di ruoli, di approccio emotivo ovvero della capacità di resistenza allo stress, ho visto un’unica forza di reazione muovere dal profondo di ciascuno di noi. Una forza che giustamente va ricordata in occasione della manifestazione più importante per la Repubblica. Manifestazione che oggi proprio non riusciamo a chiamare Festa”.
Succede questo non soltanto per la lunga scia di perdite umane o per la paura che ancora attanaglia tanti di noi. Ma anche per gli strascichi di un’economia ferita – che si fa sentire maggiormente nei territori tradizionalmente più produttivi del paese. Ci sarà quindi forte preoccupazione per chi è chiamato a non sbagliare le scelte più opportune; per uscire al più presto dalle incertezze di un futuro di crisi economica e sociale di livello globale”.
“Occorre far presto, e ripensare alcuni dei capisaldi della Governance occidentale. Senza timore di mettere in discussione consolidate regole di gestione di una democrazia dinamica ed inclusiva. Va difesa innanzitutto con una migliore organizzazione dei sistemi di tutela e garanzia dei diritti fondamentali della persona”.
“Dobbiamo reagire ancora una volta insieme, pubblico e privato, categorie produttive e sindacati, istituzioni, associazionismo di settore e singoli cittadini. Cittadini che hanno peraltro qui ampiamente dimostrato di sapere e volere contribuire adeguatamente alla causa comune, ed in prospettiva, alla ripresa sociale”.
“Come è accaduto, in questa provincia, attraverso cospicue donazioni da parte di imprenditori locali di presidi medico sanitari o di risorse finanziarie. Ma anche attraverso il gesto di associazioni e di singoli cittadini che hanno e potranno ancora partecipare attivamente alla sfida del virus, ed all’auspicato rilancio”.
Anche soltanto con l’adozione di semplici comportamenti virtuosi e rispettosi di una rinnovata “igiene sociale”: alimentata dalla generosità, dal confronto, dalla cura dell’altro, dal merito. Si tratta dunque di rafforzare quella fiducia reciproca, in grado di alimentare un più ampio circuito di benessere aperto alla partecipazione attiva (e non passiva) di tutti. Sino a ieri la Storia correva troppo veloce sotto i nostri occhi, quando la chiamata alle armi per combattere la pandemia ha visto accorrere, prima di tutti, operatori sanitari, sindaci, militari, forze dell’ordine e della protezione civile”.
Tutto quanto è accaduto rimarrà nelle pagine della storia insieme al dolore dei parenti di chi non ce l’ha fatta. E permettetemi il ricordo tra i tanti del sindaco di Ferriere, Giovanni Malchiodi, così fortemente impresso nella memoria di tutti noi e dei colleghi sindaci. A loro rivolgo un abbraccio affettuoso e commosso ancor più forte proprio perché la pandemia non consente di ritrovarsi ancora tutti insieme fisicamente. Ma il dolore rimarrà particolarmente scolpito negli occhi dei nostri medici infermieri e operatori sanitari tutti.
I nostri soldati in prima linea che hanno visto direttamente quello che è successo, che hanno vissuto – pur salvando tantissimi in pericolo – la improvvisa tragedia di mille vite spezzate. Tra di essi tanti amici, tanti destini interrotti da qualcosa che non si era mai visto prima. Per tutto questo, nel pieno rispetto delle direttive imposte a garanzia del distanziamento sociale, ho voluto che fossero loro a rappresentare, di fronte alla Bandiera nazionale, la Forza del sacrificio espresso dalla Comunità ed a ricevere, ancora una volta, il doveroso plauso della cittadinanza tutta.
“È il motivo per cui ho chiesto all’Azienda sanitaria locale e al suo Commissario, Luca Baldino, all’Ordine dei Medici; all’Ordine degli Infermieri, all’Ordine dei Radiologi e delle professioni sanitarie tecniche, unitamente al mondo del volontariato sanitario rappresentato dalla CRI e dall’ANPAS, di essere con noi. Il loro incessante ed estenuante sacrificio si è unito alla capacità di ricerca sul campo di rimedi e metodologie sperimentali di cura, con risonanza nazionale ed internazionale. Un sacrificio che è stato essenziale per far sì che una tragedia enorme non assumesse contorni ancor più drammatici. Presto ne usciremo in maniera definitiva, ma cambiati, diversi”.
“Qualcuno dice auspicabilmente migliori perché i morti in tutto il mondo hanno fatto percepire, accanto alle naturali polemiche, un flusso di ritorno ai valori fondanti delle nostre culture ed un rinnovato umanesimo delle coscienze”.
“Valori richiamati in scena di fronte alla esigenza soprattutto di un rinnovato patto tra generazioni – giovani ed anziani – per una ritrovata coesione ed equità che ovunque dovrà coniugarsi con la redistribuzione delle opportunità nella certificazione del merito. Prepariamoci dunque a reagire uniti, nell’imminente futuro di sacrifici. Sacrifici che dovranno essere degni di coloro che hanno combattuto e che hanno portato sino alle estreme conseguenze il giuramento di servizio verso la Patria”.
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