Celebrato in piazza Cavalli il 73°esimo anniversario della Festa della Repubblica. Una manifestazione che ha visto la rassegna dei reparti, l’alzabandiera, la lettura del messaggio del Presidente della Repubblica e l’allocuzione del Prefetto.
Speciale partecipazione del Coro della Scuola Elementare Vittorino da Feltre e della Scuola Media Statale Italo Calvino di Piacenza.
Nel pomeriggio, in Prefettura, ha avuto luogo poi la consegna delle onorificenze dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana e delle Medaglie d’Onore. Onoroficenze concesse ai cittadini italiani, militari e civili, deportati nei lager nazisti ed ai familiari dei deceduti.
La cerimonia si è avvalsa anche della preziosa collaborazione degli studenti dell’Istituto alberghiero ed agrario “Raineri Marcora”. Ma anche del Conservatorio Nicolini che hanno avuto la possibilità di mettere in luce le competenze acquisite e le capacità sviluppate nei corsi di studio.
E’ il momento tradizionalmente più alto di confronto con la cittadinanza. Per rendere conto – in necessaria sintesi – di come abbiamo interagito tutti insieme: CITTADINI, attori della sicurezza, responsabili e protagonisti delle politiche, sindacali, culturali, imprenditoriali.
L’anno scorso sottolineai l’importanza dell’adozione di un metodo di cooperazione civica, quale strumento di comunicazione istituzionale e di trasparenza; e la necessità di spiegare come vengano prese decisioni per la collettività, per la vita quotidiana del cittadino; ogni volta che i responsabili di settore si attivano. Ritenevo e ritengo che il sale della democrazia si trovi, tra le altre cose, nell’“accorciare le distanze tra decisori e governati”.
Fare Stato nel senso più alto è quindi, in primo luogo, partecipare…..dare sostanza ai principi che ispirano la nostra carta costituzionale utilizzando una comunicazione aperta, diffusa; specie quando la tutela dei diritti richiama processi operativi progressivamente più complessi ed intricati. La solennità dell’evento odierno non può ridursi a retorica celebrativa; perciò si comincia sempre col ribadire i valori costituzionali;
Ma poi bisogna declinarli secondo principi non negoziabili di convivenza civile. Principi basati sul rispetto reciproco, sul rifiuto della violenza e sulla dignità di ogni essere umano. E’ doveroso riferirsi al messaggio del nostro Presidente della Repubblica che, ogni anno, attraverso i Prefetti, opera da preziosa bussola che orienta la Comunità nazionale.
Si tratta di sollecitazioni che accogliamo con la massima attenzione; consapevoli delle difficoltà di operare, mediare, stimolare l’azione del Sistema di governo sul territorio nella sua complessa articolazione.
Avendo carichi di responsabilità crescenti, proporzionalmente alle sollecitazioni di una “Governance” politico–istituzionale globalizzata e multi direzionale.
“Governance” che fatica ad uscire da una dimensione strettamente economicista; lontana dagli obbiettivi di inizio millennio, quando si proponeva di diventare lievito unificante di diversi popoli e culture;
e generatore di crescita progressiva da riversare, quasi come un processo naturale, su di una platea sempre più allargata di beneficiari; dobbiamo invece registrare che le nostre Società avanzate trasmettono, attraverso le reti e le tecnologie, una promessa di sviluppo e prosperità diffusa. Ma al contrario finiscono per operare come motore di disuguaglianze interna e di attrazione di grandi masse svantaggiate.
Si lasciano così per strada tante cosiddette “vittime” di una corsa al gigantismo industriale, della prevalenza della distribuzione sulla produzione; di una competizione sempre più allargata che sposta il fulcro delle politiche economico sociali dai Palazzi dei Governi alle Piazze della Finanza.
E tuttavia dobbiamo saperci muovere negli scenari in evoluzione e nell’interdipendenza dei Sistemi. Non serve affatto un approccio isolazionista e improduttivo, perché la sfida non è sottrarsi alla modernità, ma governarla efficacemente.
In questo territorio le vicende collegate alla logistica hanno chiarito che l’organizzazione del lavoro non può essere inquadrata solo in una questione di algoritmi da osservare; né tutelata con proteste estreme, che pretendono di scaricare sulla comunità il comprensibile malcontento di una flessibilità incompiuta, che si traduce in lavoro precario; né tantomeno è stato strategico favorire il superamento del ruolo dei corpi intermedi.
Corpi che vogliono tornare ad essere interlocutori attivi della democrazia, in funzione di tutela della sicurezza e della dignità dell’uomo, sotto ogni aspetto;
Verifichiamo, in altri termini, che la precarietà diffusa nel mondo del lavoro non viene ancora compensata da sufficienti alternative in entrata. Se questo indirizzo alimenta poi una competizione sregolata anche nell’Unione, certo non si favorisce un idem sentire tra popoli europei.
E, conseguentemente, si amplia la sfiducia verso quella devoluzione di quote di sovranità nazionale che il progetto europeo sottende e vuole ancora sviluppare.
Partendo quindi da un rapporto ineludibile ma rinnovato con l’Europa, bisogna saper ritrovare un nuovo protagonismo solidale tra partner comunitari. Ma anche un interlocuzione omogenea verso i grandi player dell’economia mondiale. In questo scenario, ho personalmente verificato che la Comunità piacentina può rappresentare un esempio positivo; proprio partendo da un forte ancoraggio alle proprie eredità storico culturali infatti ha favorito iniziative di successo a livello locale, nazionale ed internazionale.
Il tutto riproponendo il valore della qualità nella competizione. E’ doveroso evidenziare quanto si realizza qui nella concretezza delle cose di ogni giorno: parlo dei livelli di sicurezza generale, ma parlo anche dei livelli di assistenza e cura della salute.
Dell’efficienza straordinaria di un volontariato solidale; delle performance di aziende all’avanguardia internazionale; di una forte presenza universitaria – e comunque formativa in genere- che accompagna giovani destinati a diventare decisori e professionisti del futuro. Parlo ancora di un circuito artistico culturale di primordine, che sarà messo alla prova proprio nei prossimi mesi, insieme ai protagonisti di Emilia 2020; così come di un mondo dello sport consapevole di essere veicolo di sviluppo sociale e solidale.
Certamente ne dimentico qualcuno dei tanti settori in prima linea e me ne scuso. Tutto è ovviamente migliorabile, non intendo certo evocare toni di superficiale trionfalismo, mettendo i problemi, che pure ci sono, sotto il tappeto, come la polvere delle questioni irrisolte.
Grave è la mancata copertura su tutto il territorio provinciale di alcuni servizi pubblici in gestione privata, che finiscono per essere troppo sottomessi alle dinamiche competitive di settore. E ciò proprio mentre, grazie alla tecnologia, che ne amplia a dismisura le funzioni, si stanno trasformando da consumo voluttuario a presidio della qualità della vita e della sicurezza in senso lato.
Ci batteremo ancora su questo versante così come su quello di un coordinato e massiccio intervento a difesa del territorio. La cui mancata manutenzione provoca danni e pericoli per l’economia e per l’ambiente.
Ma certamente non si può che andare orgogliosi di una così solida piattaforma socio istituzionale, capace di reggere agli strappi della globalizzazione e di rilanciare un modello di risposta italiana alle sfide in atto. Ringrazio a tal proposito tutti Sindaci, (ad alcuni dei quali rinnovo pubblicamente le felicitazioni personali per i risultati delle recentissime elezioni amministrative in ben 30 comuni).
Ma ringrazio anche le Autorità e le rappresentanze economiche che ho all’inizio richiamate. Ci siamo con tutti confrontati all’insegna del perseguimento del bene comune, per cooperare non solo alla costruzione di nuovi argini all’ illegalità, ma anche per la tutela dei diritti sociali, per la progettazione di un futuro di benessere realmente inclusivo; verso chi ha talento, così come verso chi ha bisogno e vuole partecipare attivamente alla vita della Comunità.
Questo dinamismo porterà in tempi brevi Piacenza al centro di un progetto di rilancio di investimenti in diversi settori dell’economia, della cultura, del turismo, di cui si potranno avvalere non solo i cittadini di questa provincia, ma anche quelli dell’intera regione e del Paese.
Si tratta adesso di non perdere le opportunità, così ben ricercate e costruite, facendosi trovare preparati sotto il profilo delle infrastrutture, soprattutto della mobilità e della comunicazione, ma anche della ospitalità e dell’accoglienza (proverbiale di questa terra), coniugando esigenze dell’economia a quelle ambientali e di quella coesione sociale, che rappresenta da sempre il carburante essenziale di una Comunità moderna.
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