Purtroppo il maltempo ha costretto gli organizzatori della Festa del Cuore di Progetto Vita a ridurre la tre giorni a una sola giornata. Una giornata però molto intensa, caratterizzata da momenti di festa e momenti di confronto. In piazza Cavalli si sono incontrate associazioni e istruttori di Progetto Vita; accompagnati dalla musica di Radio Sound, tanti giovani hanno cantato e ballato ma si sono dedicati anche alla sensibilizzazione sull’utilizzo dei defibrillatori. A palazzo Gotico, nel frattempo, si sono incontrate le varie realtà sorte sulla scia di Progetto Vita. Realtà come Cuneo, San Marino, Milano, Torino hanno portato la propria esperienza prettamente locale, ascoltando e fornendo consigli reciproci.
La modifica della legge
In alcune province come quella torinese resta ancora molto da fare per trasmettere a comunità e istituzioni la cultura della defibrillazione. In altre come Lodi e San Marino l’idea del defibrillatore come strumento salvavita ha convinto; si stanno così seguendo le orme di Piacenza in modo convinto.
Il tema principale è la modifica della legge sull’utilizzo del defibrillatore in caso di emergenza. Una modifica per garantire massima tutela a chiunque decida di imbracciare un defibrillatore in caso di arresto cardiaco. Proposta di legge avanzata da Leda Volpi, medico e deputata del MoVimento 5 Stelle.
Salvati con ildefibrillatore incontrano i loro angeli custodi
“Poniamo le basi per salvare migliaia di vite umane ogni anno in Italia; questo ampliando la diffusione dei defibrillatori a tutti i luoghi ad alto affollamento e così riducendo il rischio di morte da arresto cardiaco”. Così Volpi presenta la sua proposta.
“Una riforma chiamata ‘liberalizzazione del defibrillatore: in caso di necessità chiunque può usare un defibrillatore, anche se non ha seguito alcun corso. E anche in caso di esito negativo il soccorritore avrà l’immunità: non sarà responsabile, anche perché il defibrillatore, per conto suo, non può arrecare danni. Puntiamo in sostanza a togliere l’obbligatorietà del corso che vincolava la rete dei soccorritori”. Questa la spiegazione di Daniela Aschieri, presidente di Progetto Vita.
Secondo i dati del Ministero della Salute, infatti, in Italia le vittime di arresto cardiaco sono oltre 60.000 ogni anno; oltre l’80% dei decessi avviene lontano da ospedali e strutture sanitarie: a casa, sul lavoro, per strada o nel tempo libero.
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