Cronaca Piacenza

Rivendevano il ferro delle isole ecologiche e si assentavano dal posto di lavoro per giocare alle slot, arrestato anche un piacentino

Condotte illecite nella raccolta dei rifiuti e assenteismo, anche un piacentino arrestato nell’ambito dell’operazione condotta dalla Guardia di Finanza a Pavia.

Sei le persone arrestate. Le accuse contestate sono, a vario titolo, quelle di turbativa d’asta, concussione per induzione, peculato, truffa ai danni di ente pubblico, furto e ricettazione. Tra questi anche un piacentino: un uomo di 33 anni residente a Castel San Giovanni.

Si parla di numerose condotte illecite nella raccolta e smaltimento dei rifiuti e dei rottami ferrosi della provincia pavese, con il coinvolgimento di ben 15 persone fra dirigenti e funzionari della “Broni Stradella Pubblica srl” e imprenditori locali. Una persona è finita in carcere, altre cinque ai domiciliari.

Assenteismo

I finanzieri hanno scoperto un costante assenteismo dal lavoro, tutto dimostrato dal fatto che, durante l’orario di lavoro il dirigente si recava ripetutamente a casa per il disbrigo di faccende personali. Inoltre, si legge sul provvedimento di arresto, «abusando del suo potere all’interno della struttura aziendale, persuadeva altri dipendenti della società pubblica, in particolare i suoi più stretti e fidati collaboratori, ad assentarsi dal posto di lavoro e aiutarlo nelle faccende private, talvolta anche di ristrutturazione edilizia della propria abitazione». Anche loro sono stati arrestati.

I finanzieri hanno anche scoperto, mediante videoriprese e pedinamenti, che i dipendenti durante l’orario di servizio trascorrevano diverse ore a giocare ai videpoker in locali pubblici. Con gli stessi mezzi la Guardia di Finanza ha, inoltre, messo in luce ripetute condotte di peculato, commesse proprio dal responsabile del personale e dai suoi dipendenti. Gli indagati si sono, infatti, appropriati di circa 150.000 chili di rottami ferrosi depositati presso le isole ecologiche dell’azienda, per poi cederli illegalmente a un imprenditore (finito anch’egli in manette) titolare di una società attiva nel medesimo settore.

Il dirigente da cui è partita l’inchiesta ha utilizzato indebitamente le tessere carburante aziendali, da lui personalmente gestite, acquistando durante il periodo delle indagini oltre 5.000 litri di carburante per uso proprio e della sua famiglia.


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