“Mai messo in dubbio l’originalità del reperto”. Lo spiega Agron Vuka, il cittadino che alcune settimane fa ha sporto denuncia nei confronti di palazzo Farnese per alcune irregolarità che riguarderebbero il celebre Fegato Etrusco. Vuka è un atleta, appassionato e conoscitore di lingue antiche. Lo stesso Vuka ha voluto chiarire il proprio punto di vista ai microfoni di Radio Sound, non soddisfatto dal modo in cui la notizia è stata trattata dagli organi di informazione.
“Mai messo in dubbio l’originalità del reperto. E’ una questione a cui sono interessato da circa un anno. Ho contattato il museo facendo presente che le descrizioni che accompagnano l’oggetto sono errate perché il manufatto nulla ha a che fare con un fegato per la pratica dell’aruspicina: lo hanno sostenuto alcuni studiosi che però non conoscono i termini presenti sull’oggetto. Mi sono offerto di fornire una traduzione a titolo del tutto gratuito, ma hanno evitato ogni colloquio o incontro. Nel frattempo continuano a fornire ai visitatori quelle informazioni errate, da qui la denuncia”.
“Il fegato è originale, è in lingua etrusca e su questo non vi è alcun dubbio. Colgo l’occasione per lanciare un appello agli studiosi specializzati in questa materia: io offro la traduzione a titolo gratuito, traduzione che comunque a breve renderò pubblica”.
Ciò che non va sono le iscrizioni, dunque: “Non c’è un solo termine che sia stato tradotto realmente. Le iscrizioni non sono state tradotte ma interpretate. E per di più anche le stesse interpretazioni sono discordanti perché sulla natura dell’oggetto vi sono solo teorie: secondo alcuni è un fegato, ma secondo altri è una mappa dell’antica Roma, se non addirittura della pianura padana”.
“L’oggetto, tengo a precisare, non è falso, è assolutamente originale. Sono le traduzioni a essere errate. E’ da febbraio che provo a contattare il museo e inizialmente loro si erano dimostrati aperti al dialogo. Poi però hanno rifiutato ogni incontro”.
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