Federico Campanella, l’uomo dei miracoli

federico campanella

“Quelli che vincono sono più bravi degli altri, piaccia o non piaccia”

Flashback

Siamo nell’estate del 2019, e la Bakery Piacenza sta sanguinando da circa un mese a causa della bruttissima – per tempi e modi – retrocessione che ha subito per mano di Legnano. Il 66-95 del PalaBakery, in Gara5 della finale Playout di Serie A2, significa tornare a giocarsi la Serie B: una cosa durissima da accettare per chi vive di ambizioni come Marco Beccari – presidente e proprietario del club. La stagione del mercato diventa una delle più lunghe (e difficili) di sempre, con il presidente biancorosso che fa pulizia da cima a fondo. Smonta alcuni pezzi della società, cambia la squadra e, al posto del partente Gennaro Di Carlo, chiama Federico Campanella: focoso toscano classe 1980.

Divertimento fragile

Quando Campanella è arrivato sulla panchina della Bakery, non avevo la minima idea di chi fosse. La Bakery aveva (e ha tuttora) una buonissima tradizione in fatto di allenatori, ma questo non bastava per colmare il gap. Le giovanili del Montepaschi erano un bellissimo biglietto da visita per il livornese, così come le panchine tra Cecina, Mens Sana e Montecatini, ma Marco Beccari vuole vincere – e per vincere servono i vincenti. Alle mani del coach era affidato il progetto-ricostruzione, che in poche parole significava rimettere in strada una macchina che aveva sbandato.

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Lo sguardo di coach Campanella

In squadra era tornata della gente molto interessante: Birindelli, Bruno e Maggio avevano vinto il campionato appena due anni prima, mentre Cena e Artioli rappresentavano due giocatori molto adatti alla filosofia di Campanella. In più, il roster era completato da tre giovani molto interessanti: Pedroni, Udom e De Zardo. Insomma, una squadra niente male per affrontare la Serie B, e infatti la stagione era partita molto bene. Vittorie, basket spumeggiante, ritmo, cambi volanti, difesa, divertimento. La Bakery Piacenza sembrava cenerentola con le scarpette giuste: ballava e non si curava di quello che le succedeva intorno.

A posteriori, dal mio punto di vista, posso che dire che quella squadra, seppur divertentissima ed efficace, non avrebbe mai vinto il campionato. La mancanza di centimetri e kg sotto il ferro, cercati ma non trovati in Nikolay Vangelov nel mercato di gennaio, non garantivano quella struttura che ha fatto la differenza in tutte le squadre che hanno fatto il grande salto dal 2017 in avanti. Se ci fate caso, in Serie B, ha sempre vinto una squadra che avesse della gente strutturata sotto le plance. La stessa Bakery del 2017-2018, con Birindelli, Perego e quei due freak di Pederzini e Guaccio, faceva paura a tutti quanti. Per cui, non dico che il covid sia stata una benedizione (perché non sarebbe vero), ma lo stop della stagione 2019-20 ha permesso alla società, e alla coppia Beccari-Campanella, di sistemare quelle piccole falle e ripartire con qualcosa di più sostanzioso.

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Miglior allenatore della Coppa Italia Serie B

Mentalità

All’alba della stagione 2020-21, i biancorossi si presentano ai nastri di partenza con qualche volto nuovo. Mark Czumbel, per rinforzare il pacchetto under, Marco Perin, che viene confermato dopo qualche apparizione nel 2019-20 (era entrato come sostituto dell’infortunato Roberto Maggio), Michael Sacchettini, gigantesco centro di oltre due metri, Marco Planezio, splendido interprete del gioco e Sebastian Vico, autentico professore di categoria (preso anche per mantenere alta la falange argentina passata da Piacenza). Con questa squadra nelle mani, Campanella (insieme al fido vice Brambilla) capisce di poter fare qualcosa di importante.

La stagione si muove sinuosa nella lenta – e quanto mai cervellotica – Supercoppa. Il coach della Bakery non ha fretta. Ovviamente gli interessa vincere, ma i mesi autunnali servono soprattutto per capire la squadra e mettere dentro il carburante da tirar fuori tra maggio e giugno. In queste righe vi riporto una bellissima conversazione avuta con lo stesso coach alla vigilia della stagione 2020-21. Alla mia domanda: “ma non è meglio snaturare il tuo gioco frizzante per avere più solidità sotto il ferro”?, lui mi rispose: “si, probabilmente hai ragione”. In quel momento, anche se sembra facile dirlo adesso, ho capito che la Bakery aveva serissime possibilità di fare un nuovo salto in Serie A2. La profondità di un uomo completamente ossessionato dalla pallacanestro che, a 7 mesi dai playoff, capisce di dover cambiare per vincere, forse vi fa capire quanto sia speciale.

Come detto sopra, si parte a rilento perché la prima fase è quasi totalmente di studio. La Bakery viaggia tranquilla e, se per quanto riguarda i senior non è che dobbiamo dire granché, sono gli under che ci fanno capire come stia lavorando la squadra. Quando sono arrivati a Piacenza, i vari Udom, Czumbel, Pedroni e De Zardo erano poco più che dei prospetti. Alcuni più pronti, altri meno, ma niente di più che dei buonissimi prospetti. Mercoledì sera, quando hanno alzato il trofeo, erano dei giocatori. Fatti e finiti. Di quelli che sai già che faranno bene ovunque andranno, perché hanno fatto uno step in avanti.

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Durante un timeout

Le squadre perfette non esistono, e anche la Bakery inciampa un paio di volte – sarebbe troppo facile dire che nelle tre sconfitte di regular season una era ininfluente ai fini della classifica e nelle altre due mancavano Vico e Perin -, ma dopo ogni KO torna alla carica con una vittoria. Particolarmente significativa è una partita con Piadena. La Bakery vola a +16 controllando il ritmo, ma dal nulla, con la partita che si sta per addormentare, Campanella chiede una pausa. Non è contento di quello che sta vedendo, e infatti preannuncia una rimonta degli ospiti. Rimango colpito. La conoscenza tattile che riesce ad avere dei suoi giocatori quasi mi spaventa. È il padrone della scena. Inutile dire che quella pausa congela il vantaggio biancorosso e porta in salvo un’altra vittoria, ma lo ribadisco ugualmente.

Capolavori

Le vittorie più belle, dal mio punto di vista, sono state due: quella con Vigevano, in casa, e quella con Agrigento, sempre al PalaBakery. Alla vigilia di entrambe le sfide, il coach ha sempre provato a calmare l’ambiente. Una sorta di idro pompa che spegne l’incendio. Forse era un modo anche per calmare anche sé stesso, ma ha funzionato – ed è l’ennesima cosa di cui dobbiamo dargli atto.

[Ah, quasi dimenticavo, nel weekend di Pasqua ha deciso di regalarsi e regalare anche una Coppa Italia. In quel della riviera romagnola, contro Roseto, Livorno (che poi ritroveremo) e Rieti, che presentano più assistenti che giocatori in distinta, lui e il fido Brambilla preparano tre capolavori e vincono una coppa che la Bakery non aveva mai nemmeno sfiorato. Sempre più speciale.]

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Miglior allenatore di tutta la Serie B

Arrivato ai playoff, la facilità con cui ha allenato e distrutto Firenze nei quarti di finale ha alimentato una fiducia clamorosa. La Bakery è sembrata un treno merci, mentre i toscani poco più di una Fiat Seicento. Nelle semifinali, forse, c’è stato l’unico colpo di fortuna stagionale. Rimini, squadra veramente spigolosa, contrae il covid ed è costretta ad abbandonare, ed i biancorossi volano in finale senza passare dal via.

Nel momento in cui arriva Livorno per la finalissima, il caldo in città è già arrivato a livelli insopportabili. I toscani, che hanno combattuto con Pavia e Bernareggio, tirano fuori dal cilindro una serie clamorosa, ma Campanella la gestisce dal primo all’ultimo minuto. Domina Gara 1, rimane leggermente spiazzato in Gara 2, architetta Gara 3, passa a vuoto in Gara 4 e vince una Gara 5 in cui la sua squadra conduce dal primo al quarantesimo con picchi da 18 punti di vantaggio.

Felicità

Mercoledì sera, in quel del PalaBakery, l’ho visto veramente contento. Come se si fosse levato il peso dalle spalle. Aveva promesso la promozione, e promozione è stata. Per me, queste cose, valgono doppio. Se Livorno ha sempre dato l’impressione di giocare sui nervi e sulla fisicità, la Bakery ha vinto con la tattica. Le situazione in post degli amaranto costantemente azzerate, i cambi di lato sempre intercettati e i rimbalzi spesso dominati sono solo delle virgole in una stagione monumentale. Il 23 giugno 2021 è stato il giorno della sua consacrazione. Come quando Mourinho vinse la prima Champions League. Il manifestarsi del genio.

John Donne scriveva che nessun uomo è un’isola, ed è per questo che i giocatori e lo staff assumono un ruolo doppiamente importante in questa cavalcata trionfale – quando si vince, ricordatevelo sempre, il merito è di tutti. Però, credo che allenare, oltre che stressante, sia un lavoro estremamente difficile, ed è per questo che Campanella merita tutti gli applausi.

La mia sensazione è che quando il livello in campo era simile, la differenza sia riuscito a farla sempre lui. Magari è stata solo una sensazione. O magari no. In ogni caso, posso solo che dirgli Bravo!

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