“Ciao Fausto”: è il tema dell’incontro in ricordo del prof. Fausto Fiorentini a un anno dalla morte avvenuta il 30 maggio 2022. L’iniziativa, promossa dalla diocesi di Piacenza-Bobbio e dal settimanale Il Nuovo Giornale, si svolge lunedì 29 maggio alle ore 18 al Seminario vescovile di via Scalabrini 67 a Piacenza. Intervengono mons. Luciano Monari, vescovo emerito di Brescia e di Piacenza-Bobbio, il giornalista Pierluigi Magnaschi, direttore di Italia Oggi, e Itala Orlando, dell’associazione La Ricerca. Al termine, piccolo buffet.
Fausto Fiorentini, classe 1941, a lungo insegnante di lettere e storia, giornalista, è stato direttore dell’Ufficio stampa della diocesi con i vescovi Monari e Ambrosio e collaboratore del quotidiano Libertà e del Nuovo Giornale.
Con il prof. Giancarlo Schinardi ha avviato la stagione del giornalismo studentesco. Autore di numerose pubblicazioni in campo storico, aveva iniziato a scrivere come corrispondente da Carpaneto per Libertà subentrando a Pierluigi Magnaschi, poi direttore dell’Agenzia Ansa e ora del quotidiano Italia Oggi. Sposato con Gabriella Ciatti, dal loro matrimonio è nata la figlia Barbara. La moglie Gabriella è morta all’Hospice di Borgonovo nella primavera 2008; da allora Fiorentini ha dedicato molte delle sue energie alle pubblicazioni per l’Hospice e nell’ambito della fragilità, in stretta sintonia con la dott.ssa Itala Orlando, in quegli anni responsabile della struttura valtidonese.
“Provengo da una famiglia di agricoltori – scriveva di sé Fiorentini – : da mio padre, che non amava i discorsi pedagogici, ma preferiva l’esempio, ho appreso il valore della «parola data» ed il senso del dovere; da mia madre ho avuto una fede semplice, fortemente radicata nel cuore. Sono giunto sia all’insegnamento (italiano e storia nelle medie superiori, quasi sempre all’Istituto per Geometri Tramello) sia al giornalismo per caso, come capita spesso a molti; poi mi ha preso la passione”.
“Queste due professioni, almeno come le ho svolte io, mi hanno dato la possibilità di avvicinare, prima di tutto, non tanto allievi a cui trasmettere nozioni o individui da intervistare, ma persone colte in un momento che, per forza di cose, dovevano misurarsi con me, pur da angolazioni diverse. Questo mi ha arricchito molto e mi ha portato a privilegiare, nella scelta di molte mie iniziative, il servizio all’altro. Non voglio essere frainteso e nemmeno apparire quello che non sono”.
“Nel lavoro che ho svolto c’è stata e c’è anche una componente di orgoglio professionale. Penso che sia una malattia molto diffusa tra i giornalisti, ma di norma cerco la ragione ultima nel servizio al lettore. Una frase di un mio maestro mi è rimasta impressa dentro: «Occorre mettersi dalla parte del lettore». Io ho sempre cercato di farlo con una regola precisa: rispetto degli altri e rispetto di me stesso”.
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