Fase Due, la situazione drammatica delle attività ancora chiuse. Le storie piacentine di Bea, Eugenia, Emiliano e Gloria raccontante a Radio Sound.
“Mi sono messa a piangere – spiega Bea parrucchiera di Beauty B a Piacenza – quando ho sentito che il Decreto indicava a giugno il momento della riapertura. Io ero pronta a partire con tutte le norme di sicurezza. La mia categoria già prima comunque usava molte accortezze. Chi fa questo lavoro da tanto tempo sa quali sono le norme igieniche e sanitarie da mettere in atto. Con il negozio chiuso mi sembra di aver abbandonato un figlio“
Emiliano imprenditore del Gruppo Arcelloni che si occupa di ristorazione. “Ho avviato questa protesta tra gli esercenti che si chiama Aprire o Morire. Ormai si è oltrepassata la linea dell’urlo di richiesta di attenzione. In particolare si è nel momento in cui già diversi locali storici della città di Piacenza hanno manifestato la volontà, o l’impossibilità, di non riaprire. Quindi il nostro è un urlo che anticipa l’ultimo respiro“.
Vogliamo essere aiutati non con promesse ma con reali casse integrazioni che arrivino e reali soldi agli imprenditori per ripartire. Lo spiega Gloria del Bar Porteno 900 di Podenzano. Ci sono prestiti che dovrebbero essere dati a fondo perduto, perché sono soldi che servono per ripartire. Noi apriremo il 1 giugno, ma chiediamo di essere aiutati ad arrivare a quella data.
Siamo chiusi ormai da due mesi abbondanti – spiega Eugenia del Bar Principessa di Piazza – e abbiamo continuato a sostenere delle spese. Per ora a livello di supporto economico non ci è stato dato più di tanto. In particolare se non riapriamo al più presto diventa poi difficile sostenere perlomeno le spese. C’era la speranza di aprire prima di giugno. Noi come attività eravamo anche disposti a firmare un protocollo che mettesse in sicurezza al 100% il cliente, perché la salute viene prima di tutto“.
Fase Due, la situazione a Piacenza.
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