Facchini sul tetto della GLS nel 2019, tribunale e Cassazione: quei licenziamenti erano illegittimi. USB: “Ennesima vittoria”

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Con due distinti provvedimenti della Cassazione e del Tribunale di Piacenza sono stati dichiarati illegittimi i licenziamenti del 2019 nel magazzino GLS di Piacenza, quelli contro i quali i facchini erano dovuti salire sul tetto.

Lo annuncia il sindacato USB in una nota.

L’allora società appaltatrice, SEAM, aveva infatti promosso ricorso contro la sentenza emessa dalla Cassazione che reintegrava i lavoratori ingiustamente licenziati. Con il pronunciamento odierno viene definitivamente disposto il diritto al posto di lavoro ai facchini che erano stati oggetto del grave comportamento antisindacale da parte del datore di lavoro e soprattutto si ribadisce il principio generale che anche se le società fornitrici di servizi si oggi “volatilizzano”, e scompaiono nelle nebbie del sistema malato degli appalti, il loro “contenitore” (in questo caso il consorzio Natana) si deve assumere le sue responsabilità.

Con la seconda pronuncia del Tribunale di Piacenza viene respinto l’ennesimo ricorso di Natana relativo alla reintegra della parte di licenziati con minore anzianità di servizio (e quindi in regime di Jobs act).
Insomma tutti e 33 i licenziati della GLS vedono in modo definitivo ed inappellabile riconosciuto il reintegro al lavoro annullando gli artifici dietro cui si nascondono gli appaltatori inventandosi un intricato gioco di scatole cinesi nelle quali tentano sempre di disperdere le loro responsabilità.

Queste vittorie legali (che contano ben 6 pronunciamenti favorevoli) aprono ora la strada ai ricorsi dei lavoratori di GLS per avere la corresponsione da Natana di 556 mila euro di risarcimenti e 200 mila euro di contributi previdenziali non versati all’INPS.

USB logistica ringrazia l’avvocato Jacobo Sanchez dell’ufficio legale e lo studio Prolabor per il fondamentale supporto nella difesa e conquista dei diritti dei lavoratori.

Nel nostro paese la lotta sindacale, il salire sui tetti e calcare le aule giudiziarie è la strada necessaria e obbligata per contrastare l’arroganza padronale, ottenere i compensi economici dovuti e garantire lo Stato dall’evasione contributiva.

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