Pier Maria Scotti, conte di Vigoleno: homo in far male molto accorto – come lo descrisse un cronista dell’epoca – e condottiero feroce e ambizioso, o personaggio che tutto sommato non riesce ad essere antipatico, anche se ne ha combinate di tutti i colori? Propende per la seconda ipotesi il giornalista Ermanno Mariani, autore del romanzo storico “Il Buso – Conte di Vigoleno e Carpaneto alla conquista di Piacenza (1521)”, presentato questa sera alla Biblioteca del Convento – nell’ambito delle celebrazioni per i 500 anni di Santa Maria di Campagna – dallo stesso autore in dialogo con il condirettore generale della Banca di Piacenza Pietro Coppelli.
Un giudizio benevolo, quello espresso dallo scrittore piacentino, che si giustifica contestualizzando il periodo storico (i primi del Cinquecento) nel quale visse il Buso, così soprannominato per la sua velocità nell’infilzar con la spada chi gli sbarrava il passo. «Erano tempi terribili – ha spiegato Mariani – nei quali c’era gente molto cattiva. Forse il Nostro è stato meno cattivo di altri. Non si è mai macchiato di stragi. Certo, ha ucciso molte persone, ma era un condottiero che aveva l’ossessione di conquistare Piacenza, occupata da forze straniere, attraverso operazioni militari. Gli è però andata male e ha pagato con la vita (fu ucciso nel castello di Agazzano il 30 agosto del 1521)». Quattro i tentativi che fece il conte Scotti di prendere la città: tre naufragarono (probabilmente complice qualche spia); l’ultimo in realtà riuscì e il Buso diventò Signore di Piacenza, ma solo per 10 ore; poi fu costretto a fuggire all’arrivo dei francesi.
L’Autore ha quindi inquadrato il periodo storico nel quale è ambientato il romanzo, che si basa su fatti realmente accaduti (tant’è che ogni capitolo è introdotto da brevi stralci delle cronache dell’epoca). «Sullo sfondo delle imprese del conte Buso – ha argomentato il giornalista – c’è la seconda fase, quella più violenta, delle Guerre d’Italia, con il nostro Paese che per 3 secoli e mezzo sprofonda sotto il dominio delle potenze straniere. Uno dei periodi più bui della nostra storia. La lotta è soprattutto tra Carlo V e Fernando I, con il Re di Spagna impegnato a saldare i domini asburgici con quelli spagnoli, saldatura che passava per la conquista del Ducato di Milano, di cui faceva parte Piacenza, dominata dai francesi».
«Il conte Scotti – ha osservato Mariani – sarebbe piaciuto a Machiavelli, perché assomigliava molto a Cesare Borgia detto il Valentino, personaggio centrale de Il Principe. Un tipo di personaggio, molto coraggioso, che avrebbe potuto diventare un salvatore della Patria se fosse riuscito a conquistare Piacenza contrapponendosi all’invasione straniera».
Il volume, edito dalle Officine Gutenberg e giunto alla sua VI edizione, ha in copertina un’illustrazione del piacentino Giovanni Freghieri, uno dei più grandi illustratori italiani, disegnatore di Dylan Dog e Tex.
All’autore del libro – distribuito agli intervenuti al termine dell’incontro – il dott. Coppelli ha consegnato, a ricordo della serata, la Medaglia della Banca.
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