Non è un momento elettorale qualunque quello delle regionali in Emilia Romagna del 2020.
E’ più che altro un referendum, per la prima volta dall’esito veramente incerto, tra la conferma di un sistema di potere omnicoprensivo o la volontà di scardinarlo.
C’è una oligarchia, in Emilia Romagna, trasversale e solidale, che permea il potere politico, quello della burocrazia amministrativa, il mondo delle imprese, i corpi intermedi dell’associazionismo in ogni ambito (datori di lavoro, sindacati, volontariato….), l’informazione e che non concede (o meglio non concederebbe….) né spazi né reali possibilità di confronto a tutto ciò che è fuori. Ciò in nome di un presunto “modello di efficienza”. Una presunzione che diventa arroganza.
Un modello che, per esempio nel mondo del lavoro, risponde ai bisogni con denari pubblici impiegati per alleviare le sofferenze provocate dalla stessa visione della medesima oligarchia. Le privatizzazioni, la demolizione dell’IRI, la precarizzazioni del lavoro, la destrutturazione delle regole, l’innalzamento dell’età pensionistica……. vedono gli stessi, sotto le medesime bandiere, a Roma inoculare i virus mortali per il popolo italiano ed a Bologna praticare le terapie del dolore. Tutto mediato e condiviso in commissioni, tavoli e concistori dove ci sono sempre, ancora, esclusivamente, gli stessi. Una cupola? Non è vero che negli anni nulla è cambiato. Si pensi alla fornitura di manodopera o ai contratti atipici. Piuttosto che un baluardo a difesa del lavoro vero il “modello di efficienza” ha “governato” il fenomeno avendo come unica preoccupazione quello di esserne il “governo”.
Dalla lotta di classe alla concordia di casta!
Tutto avviene sotto una cappa asfissiante: l’omologazione culturale che non diffonde argomenti ma manipola la memoria attraverso l’esercizio della ripetizione quasi meccanica di concetti inopinabili. E’ per questo che libri, musica, produzioni vagamente artistiche che nella buona sostanza non si fila nessuno trovano un coacervo di enti, associazioni e congreghe di vario genere per essere finanziate e pubblicate. Poi nessuno le legge (ascolta o guarda….) ma possono sempre finire in biblioteche, kermesse ed altre diavolerie dove non girano che pochi “elevati a dismisura intellettualmente” e un bel po’ di “grana” (non padano…perché il buffet è per lo più esotico).
E’ per questi ed altri motivi che tra pochi giorni c’è un referendum. Si tratta di un momento decisivo. Le elezioni lo dovrebbero essere sempre.
Invitiamo i nostri associati, i simpatizzanti, i cittadini della provincia di Piacenza e dell’Emilia Romagna a non astenersi dal decidere, a comprendere che si tratta di sostenere un sistema o di volerlo scardinare.
Invitiamo tutti a scegliere tra quelle forze che vogliano demolire un sistema oligarchico e costruire una partecipazione vera, senza ipoteche, che consenta di applicare principi di sovranità popolare, in Emilia Romagna e presto in tutta la Nazione.
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