Si avvicinano le elezioni regionali in Emilia Romagna, previste il 17 e 18 novembre e l’Alleanza delle Cooperative Italiane dell’Emilia-Romagna ha proposto ai candidati un nuovo “patto” che tocca vari temi come alcuni aspetti delle politiche ambientali, lo sviluppo del capitale umano, il contrasto al lavoro povero, i costi delle transizioni sostenute dalle imprese e la gestione coordinata che riguarda i danni provocati dalle forti ondate di maltempo.
L’argomento è stato affrontato a Radio Sound da Daniel Negri, Presidente di Confcooperative Piacenza. Tra le proposte messe sul tavolo, quella di assumere i principi dell’Economia Sociale.
“E’ un paradigma che sta prendendo piede anche in Europa. I principi sono molto semplici e vicini al mondo cooperativo. In quanto riguarda l’applicazione dei contratti di lavoro e la promozione della presenza delle giovani donne. Ad esempio nella cooperazione sociale, ma non solo, la presenza delle donne è preponderante, abbiamo percentuali ben oltre 60-70%. Poi c’è il tema dello sviluppo di una cultura diffusa della partecipazione alla governance e all’amministrazione dell’impresa. Questo è naturale in quanto nelle cooperative gli amministratori sono persone che lavorano all’interno dell’impresa“.
Sì, assolutamente. Il tema della casa è ridiventato molto importante. Fino a qualche tempo sembrava quasi tramontato pensando bastasse il libero mercato, invece abbiamo visto che è ritornato un grande bisogno di casa in locazione. Noi proponiamo un ritorno al passato per determinate politiche sulla casa.
Chiediamo di orientare risorse economiche e programmi verso la locazione con un termine ad esempio dai 10 anni ai 20 anni in modo da poter poi riscattare la casa. Oppure di poter prevedere alloggi in affitto calmierato che va in quella fascia intermedia tra la casa popolare e il libero mercato. In particolare si tratta di proposte che hanno sempre fatto parte della politica regionale, ma chiediamo di reintrodurle perché vediamo che c’è ancora un gran bisogno di abitazioni. Inoltre servono alloggi, anche temporanei, per lavoratori che devono stare per periodi non particolarmente lunghi in una zona di lavoro.
Si tratta di un tema molto importante anche per la provincia di Piacenza perché sappiamo bene quanto la zona collinare sia preponderante come dimensioni. Stiamo aspettando notizie da Roma, in quanto anche il governo e il Parlamento hanno accolto quelle che sono le proposte di elaborazione di una proposta sull’istituzione delle cooperativa di comunità. Sono cooperative che di fatto gestiscono più servizi e presidi in territori montani che per ragioni di economicità rischiano di chiudere. Quindi su questo tema abbiamo messo in moto una serie di proposte che riguardano le aree interne della montagna e che vanno dal sostegno alle attività economiche locali ai servizi. Gli operatori hanno bisogno di abbattimento di costi, quindi l’azzeramento dell’IRAP in montagna e di incentivi a fondo perduto per l’acquisto della casa a favore delle famiglie. Inoltre c’è anche il tema dell’istituzione dei servizi d’interesse economico generale (SIEG) che sono specifiche qualifiche assegnate per legge ai negozi di montagna come presidio dei comuni. Insomma… una serie di iniziative per cercare di rivitalizzare un po’ l’economia in montagna che come sappiamo è spesso in difficoltà.
Tra le proposte fatte ai candidati alle regionali abbiamo voluto inserire molto pragmaticamente quelle che sono le competenze della regione e una di queste è anche l’aspetto socio sanitario e socio assistenziale. Parliamo di strutture che si occupano di anziani, disabili e persone in difficoltà sottoposte a un sistema di accreditamento regionale. Questo sistema assicura la qualità dei soggetti gestori, però allo stesso tempo ovviamente mette dei parametri alti di qualità. Noi abbiamo, dopo tanti anni, portato avanti un rinnovo dei contratti molto importante, perché va valorizzata anche quella professione di cura, ma c’è un problema di sostenibilità. Quindi il sistema dell’accreditamento socio assistenziale e socio sanitario ha bisogno di importati di risorse per mantenere la qualità e il sistema di accreditamento. Il tutto pensando anche al grosso aumento dei costi energetici e del costo del personale.
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