Ecosistema Urbano 2023, Piacenza scende alla 46esima posizione. Laura Chiappa di Legambiente: “Una città che non risolve le emergenze di sempre”. Il Presidente del Circolo Piacentino ha commentato la classifica di Legambiente e Ambiente Italia sullo stato di salute dei capoluoghi di provincia italiana. Sulle 105 città esaminate svettano Trento, Mantova e Pordenone, mentre Piacenza perde due posizioni rispetto alla precedente indagine. In generale ci sono miglioramenti nel campo dei rifiuti, ma non nel nostro territorio visto che Piacenza risulta ultima in tema di rifiuti prodotti (produzione pro capite).
La classifica mostra la fotografia di una città che, dopo l’emergenza pandemica, ritorna a quelle che sono le sue vecchie emergenze. In particolare il traffico automobilistico, la qualità dell’aria, la produzione di rifiuti, il consumo di acqua e di suolo. Facciamo sempre passi da gambero, restando a metà classifica, senza risolvere i temi di sempre.
Rapporti come questi devono dare un’indicazione all’Amministrazione Comunale proprio per riflettere su come sta cambiando la città, come si è sviluppata negli anni e quali sono le criticità da affrontare.
Si, ad esempio sulla qualità dell’aria, mettendo mano radicalmente al piano della mobilità sostenibile, cominciando ad affrontare il tema del traffico. In particolare deve essere intercettato con i primi parcheggi scambiatori all’esterno della città. Inoltre bisogna regolare anche il traffico che viene dall’area logistica. Ci sono migliaia di mezzi pesanti che percorrono questi tratti venendo dall’autostrada. Occorre collegare il polo logistico alla ferrovia. Poi servirebbero più aree pedonali, permettendo una mobilità ai cittadini che sia sostenibile. Anche sui rifiuti dove siamo maglia nera, serve aumentare la raccolta differenziata e porta a porta. Poi bisogna prendere accordi ad esempio con i grandi produttori di rifiuti come gli ospedali e le mense. Il tema è complesso ma va affrontato con forza, come quello della cementificazione. Il consumo di suolo va azzerato, perché Piacenza ha abbondantemente dato.
Strada in salita per le città italiane segnate negli ultimi 30 anni da una crescita lenta e troppo altalenante rispetto al tema della sostenibilità e dove le emergenze urbane, nonostante lievi miglioramenti, restano più o meno le stesse. Smog, trasporti, spreco idrico, numero di auto circolanti. È quanto emerge in sintesi da Ecosistema Urbano 2023. Il report di Legambiente realizzato in collaborazione con Ambiente Italia e Il Sole 24 ORE, sulle performance ambientali di 105 Comuni capoluogo, giunto quest’anno alla sua trentesima edizione.
In questi 30 anni a rallentare la crescita sostenibile delle città sono stati interventi troppo a compartimenti stagni che non hanno permesso quella accelerata che serviva alle aree urbane, in cui oggi si concentra una sfida cruciale. E così accanto ai lenti e progressivi miglioramenti come l’aumento della percentuale di raccolta differenziata (dal 4,4% in media del ‘94 al 62,7% nel 2022 ma solo in alcuni capoluoghi) e delle piste ciclabili (passate da una media di 0,16m equivalenti/100 abitanti nel ‘98 a una media di 10,59m equivalenti/100 abitanti nel 2022).
Nessun miglioramento, ad esempio, per il tasso medio di motorizzazione dei comuni capoluogo italiani che si conferma, come trent’anni fa, a livelli tra i più alti d’Europa: 66,6 auto ogni 100 abitanti; è cresciuta la produzione complessiva di rifiuti (passando da una media pro capite di 455 kg/anno del ‘94 a 516 kg/anno nel 2022), e il trasporto pubblico è ancora lontano dalle medie europee ed è passato da 97 viaggi pro capire all’anno nel ’95 ai 65 viaggi pro capire all’anno nel 2022.
Raccoglie anche le storie di transizione ecologica anti litteram, , raccontate dagli amministratori locali passati, che già da tempo avevano iniziato a cambiare in chiave sostenibile le principali città. I dati del report sono consultabili sulla mappa interattiva – ecosistemi.legambiente.it – con i 19 indicatori, distribuiti in sei aree tematiche: aria, acque, rifiuti, mobilità, ambiente urbano ed energia.
“Le città – dichiara Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente – vanno ripensate come motori di un cambiamento capace di renderle vivibili e a misura umana, nonché laboratori fondamentali per il percorso di decarbonizzazione. Occorre infrastrutturarle, realizzando gli impianti industriali dell’economia circolare, riducendo le perdite nella rete di distribuzione dell’acqua, completando la rete di fognatura e depurazione delle acque reflue, facilitando la permeabilità del tessuto urbano alle acque piovane per adattarsi alla crisi climatica e ricaricare le falde, diffondendo le colonnine di ricarica elettrica negli spazi pubblici. Nei prossimi anni l’Italia dovrà moltiplicare i cantieri della transizione ecologica in tutte le città del nostro Paese, tema al centro del XII° congresso nazionale di Legambiente che si terrà a Roma dal 1 al 3 dicembre 2023 e della nostra campagna itinerante in corso. Siamo in grado di farlo, ma serve quella volontà politica, a livello nazionale e locale, che è mancata finora e che anno dopo anno diventa sempre più urgente”.
Una classifica pressoché invariata rispetto all’anno precedente quella della sostenibilità ambientale dei capoluoghi di provincia Emiliano-Romagnoli, ma con qualche eccezione: sebbene il podio si confermi capeggiato da Reggio Emilia, Forlì e Rimini, Ravenna cede il testimone di fanalino di coda a Modena, già penultima nella scorsa edizione, che scende di tre posizioni nella classifica nazionale. In generale, sebbene si veda un complessivo miglioramento in percentuale per ogni città, 6 capoluoghi hanno perso posizioni sulla classifica nazionale.
Scarsa la qualità dell’aria a Cesena, Ferrara, Modena, Parma, Piacenza e Reggio-Emilia nel 2022 in relazione con le linee guida UE e OMS. Insufficienza invece per Bologna, Forli e Ravenna. Rimini unicamosca bianca dentro i parametri della sufficienza.
Inverso il quadro sui rifiuti, che vede 7 dei 9 capoluoghi con una soglia di raccolta differenziata oltre il 65%, con in testa Ferrara (87,6%), Reggio Emilia (81,9%) e Parma (81,9%). In fondo Bologna (62,6%) – dove ancora si attende l’applicazione della TARI – e Modena (61%).
Sul quadro della mobilità, l’Emilia-Romagna in generale è seconda per incidentalità stradale secondo i dati ISTAT 2020, con 11.692 incidenti, 223 morti e 15.096 feriti. In questo quadro, secondo i dati 2022 ACI/ISTAT Bologna registra un tasso di incidentalità del +10%. Per quanto riguarda la ciclo-pedonalità, Reggio-Emilia si classifica seconda in Italia con 40,46 m eq di piste/100 abitanti.
All’interno del report giunto alla trentesima edizione, quest’anno troviamo una serie di interviste dedicate ai sindaci protagonisti di esperienze virtuose in materia ambientale. Tra queste, troviamo la recente introduzione nel contesto urbano di Bologna della Città 30, l’esperienza di Piazza Roma a Modena e il progetto “Reggio Children” di Reggio-Emilia.
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