Uso di droga e alcol in aumento soprattutto tra i giovanissimi. L’emergenza sanitaria legata al Covid e il lockdown stanno provocando gravi danni anche tra i ragazzi del territorio piacentino. Lo ho spiegato a Radio Sound Antonio Agosti, medico di Pronto soccorso e Medicina d’urgenza dell’ospedale di Piacenza.
“Dal mio osservatorio del Pronto Soccorso ho visto, dalla fine del primo lockdown, un picco di intossicazioni di giovani e giovanissimi. In particolare con problemi legati all’alcol a volte mescolato anche con altre sostanze stupefacenti. Noi per giovani e giovanissimi intendiamo un range di età che più o meno va dai 14 ai 23 anni. Quello che ci è saltato all’occhio è stato l’aumento della gravità delle condizioni di chi è giunto al Pronto Soccorso per ubriachezza grave. Parlando di queste fasce di età, normalmente il dato per li casi di intossicazioni acute si attesta al 5%, ma ultimamente è cresciuto sopra il 10%. Una situazione che ci ha portato a fare frequentemente ricorso anche alla collaborazione dei colleghi del Sert che solitamente interpelliamo per casi gravi”.
Durante la pandemia l’età dei ragazzi che fa uso di alcol o sostanze stupefacenti è sempre più bassa?
“Sì, tra l’altro l’alcol è pure più semplice da reperire rispetto alle droghe. Anche durante il lockdown è stato così. I canali di vendita on line di bibite alcoliche hanno registrato un significativo aumento in tutto il mondo, assicurando grandi quantità consegnate direttamente in casa.
Il rifugiarsi nell’alcol durante questo momento di isolamento sociale porta ad abusi con conseguenze molto gravi come depressione, crisi d’ansia e insonnia. L’alcol è un gran nemico del benessere psicofisico. Assistiamo nei giovanissimi a un cambiamento importante e radicale nelle abitudini del bere. Noi progressivamente stiamo abbandonando il nostro classico modello mediterraneo andando a un stile anglosassone. Quindi bere delle grandi quantità di alcol concentrate in una piccola unità di tempo. In più accompagnato dal mescolare l’alcol con altre sostanze anche illegali. E’ un cambiamento del fattore culturale perché l’abuso non è più descrivibile solo a una situazione di disagio, ma anche a una modalità comune di assumere qualcosa”.
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